Complessa macchina sonora dalle origini antiche, l’organo a canne è lo strumento musicale più grande mai costruito dall’uomo. I timbri variegati, uniti ad un’estensione capace di superare le dieci ottave, oggigiorno conferiscono all’organo la capacità di produrre una gamma di suoni estremamente diversificata. Dalla sonorità più lieve e raccolta, simile alla voce umana, al più potente ripieno, che ben imita il pieno orchestrale. Tuttavia, una tale versatilità sonora è frutto di uno sviluppo organologico millenario, che affonda le proprie radici nell’epoca ellenistica.
Storia dell’organo a canne
L’Hydraulis
L’invenzione dell’organo a canne viene attribuita a Ctesibio di Alessandria, ingegnere meccanico vissuto nel III secolo a.C. L’antico strumento da lui costruito è noto con il nome di Hydraulis, ovvero aulos ad acqua, successivamente tradotto nell’espressione organo idraulico.
Come dice il nome stesso, il funzionamento dell’Hydraulis è basato su un meccanismo attivato per mezzo dell’acqua:
- Questa è inizialmente contenuta in una campana di rame o bronzo.
- Grazie all’aria compressa immessa da una o due pompe, viene fatta poi agire come un pistone.
- L’acqua spinge così l’aria verso una serie di canne poste sul somiere, anticamente chiamato tabula summa.
- Quindi, tramite una sorta di prototipale tastiera collegata ad alcune valvole, ogni canna ha la possibilità di essere suonata singolarmente.
L’antica Roma
In epoca romana, dopo la conquista del territorio ellenico avvenuta nel 146 a.C., l’organo conosce una larga diffusione. Lo strumento viene infatti portato a Roma per essere ampiamente utilizzato nei teatri e nei circhi durante gli spettacoli profani.
Sotto il profilo organologico, possiamo dire che:
- In questo periodo l’organo è rivisto nella sua funzionalità.
- Il suo meccanismo viene così trasformato da idraulico a pneumatico.
- L’aria, prodotta da un mantice, è quindi mantenuta a pressione costante in un serbatoio a tenuta stagna.
- Lo strumento delineato da Vitruvio, già più complesso rispetto ai primi esemplari descritti da Erone, presenta anche un dispositivo simile ai moderni registri. Ovvero un meccanismo di selezione di una o più file di canne.
L’organo a canne nel Medioevo
Conseguentemente alle invasioni barbariche l’organo scompare dall’Occidente, rimanendo tuttavia in uso in Oriente e specialmente a Costantinopoli. È solo con la donazione dell’ imperatore Costantino Copronimo a Pipino il Breve, nel 757 d.C., che esso fa la sua ricomparsa in Europa. Tuttavia, l’organo dell’ VIII secolo è ancora uno strumento acerbo sotto il profilo organologico. Presenta infatti una tastiera costituita da vere e proprie leve tirate dal suonatore, e canne disposte secondo blocchi sonori.
È dalla fine del primo millennio dopo Cristo che si assiste quindi allo sviluppo di un nuovo tipo di organo, prototipo di quello moderno:
- Innanzitutto, in epoca medievale l’organo inizia ad essere considerato dalla Chiesa d’Occidente come strumento liturgico.
- Ciò porta ad una grande evoluzione della sua meccanica.
- Pertanto, nell’arco di pochi secoli si assiste al declino dell’elementare macchina dell’ VIII secolo.
- Nascono così i modelli tardo trecenteschi e quattrocenteschi, dotati di pedaliera, di una tastiera analoga a quella moderna, ventilabri e registri distinti.
Durante il Medioevo hanno largo impiego due tipologie d’organo:
- L’organo portativo. Detto anche organetto o ninfale, è di piccole dimensioni e trasportabile, e lo si suona sospeso da una tracolla o appoggiato al ginocchio sinistro. L’esecuzione avviene con la sola mano destra, mentre la sinistra si occupa della produzione dell’aria mediante l’azionamento di un mantice.
- L’organo positivo. Sorta d’evoluzione del portativo, anche se di dimensioni maggiori è anch’esso trasportabile. È così chiamato poiché, per poterlo suonare, si posa letteralmente a terra, su una cassa, o su un tavolo in grado di sorreggerne il peso. Dotato o meno di pedaliera, il positivo è provvisto di un unico manuale, che viene suonato con entrambe le mani. Presenta anche due mantici, azionati da una seconda persona diversa dall’esecutore.
Dal XIII al XVI secolo
L’organo positivo ben si presta ad accompagnare il canto nelle chiese romaniche dell’XI e XII secolo. Il suo suono si rivela tuttavia insufficiente a riempire le navate delle grandi cattedrali gotiche dei secoli successivi.
Lo strumento viene perciò ingrandito:
- Si aumenta il numero di canne.
- Si potenziano i mantici.
- Si amplia la tastiera.
- I tasti vengono invece ridotti di misura per una maggior praticità.
- Infine, l’ultimo elemento a comparire, nel XIV secolo, è la pedaliera.
Nel 1400 si iniziano quindi a costruire strumenti più grandi che, con la loro mole imponente, necessitano di una posizione stabile. Nasce così l’Organo Maggiore o Grand’Organo, la cui installazione diviene fissa e al quale viene sovente affiancato il positivo.
Tra Quattrocento e Cinquecento cominciano inoltre a definirsi vere e proprie caratteristiche costruttive, diversificate nelle varie scuole nazionali. Tra quest’ultime ricordiamo come principali quella francese, quella iberica, quella italiana e quella germanico-fiamminga .
L’organo a canne fiammingo
Nella grande diversificazione costruttiva europea, lo strumento che più di tutti influisce in modo decisivo sullo sviluppo tecnico e fonico è l’organo fiammingo.
Capostipite degli ottimi organi tedeschi, già nel 1600 esso dispone di:
- Due o più manuali.
- Pedaliera di 27 note.
- Un numero consistente di registri, ripartito in modo equilibrato tra le varie tastiere e la pedaliera.
- Tutte quelle famiglie di registri che donano all’organo un ventaglio timbrico veramente completo, come Principali, Flauti, Mutazioni semplici e composte, Ance e così via.
- Splendide facciate riccamente decorate. In quanto, oltre alle caratteristiche foniche e timbriche, viene sempre più curato anche l’aspetto esteriore di questi strumenti.
L’organo fiammingo presenta dunque, con le dovute eccezioni, molte delle componenti che troviamo ad oggi nella meccanica di un organo a canne moderno.
Struttura e meccanica dell’organo a canne
L’organo a canne, strumento musicale della famiglia degli aerofoni, è formato dalle seguenti parti principali: elettroventola, mantici, somieri, canne, consolle e trasmissione.
L’elettroventola
È una grossa ventola, azionata da un motore elettrico, che girando genera l’aria necessaria per poter permettere allo strumento di suonare.
Prima dell’ avvento dei motori elettrici, questo compito era svolto da mantici di pompaggio, manovrati manualmente da una o più persone preposte, i tiramantici.
I mantici
Sono di fatto dei grandi soffietti. Servono ad immagazzinare e stabilizzare l’ aria inviata loro dall’elettroventola, per poi distribuirla con una pressione uniforme e calibrata al somiere.
I somieri
Sono enormi cassoni di legno chiusi ermeticamente. Hanno il compito di ricevere l’aria proveniente dai mantici e di distribuirla alle canne, le quali sono infilate nella sua parte superiore.
Possono essere di due tipi:
- Somiere a tiro, che presenta un sistema di aste di legno incrociate aventi tanti fori quanti sono il numero di registri e di canne.
- Somiere a vento, che invia l’aria alle canne tramite valvole chiamate ventilabri.
Le canne
Sono tubi di forme e materiali diversi, quali legno o metallo, e costituiscono il vero corpo fonico dello strumento. La loro lunghezza determina l’altezza delle note emesse, mentre il diametro, la forma, e il materiale con il quale vengono realizzate ne definiscono il timbro. In ogni caso, più le canne sono alte, più il suono è grave, e viceversa. Per dare l’idea, si pensi che le canne più lunghe, dal suono quindi estremamente grave, raggiungono i dieci metri d’altezza… E che gli organi di maggiori dimensioni arrivano a contare un numero di canne superiore alle 33.000 unità!
Le canne si suddividono in due famiglie:
- Canne ad anima o labiali, che funzionano con lo stesso principio del flauto dolce. L’aria immessa dal somiere, incidendo trasversalmente su un labium, mette in vibrazione la colonna d’aria presente nella canne. Tra le moltissime esistenti, possiamo menzionare le canne del Principale, del Flauto, del Bordone, delle Mutazioni, dei Registri oscillanti.
- Canne ad ancia, che hanno forma e funzionamento del tutto diversi dalle labiali. Dispongono infatti di una lamina che, vibrando al passaggio dell’aria, produce il suono mettendo in moto la colonna d’aria. Tra le altre, possiamo ricordare le canne della Tromba, del Clarino, dell’Oboe, del Fagotto, della Bombarda.
Nel prospetto dell’organo, quelle che si possono facilmente vedere dall’esterno sono le canne di facciata, dette anche di mostra. Regolarmente funzionanti ed appartenenti a vari registri a seconda del modello organario, hanno lo scopo di conferire allo strumento un aspetto gradevole e armonico.
La consolle
È l’insieme dei comandi su cui agisce l’organista, e comprende:
- Le tastiere, dette anche manuali, che possono essere di numero variabile, da un minimo di una ad un massimo di sette.
- I registri, che comandano le corrispettive file di canne. Si trovano ai lati delle tastiere o, più’ raramente, nel frontale di esse. La loro forma estetica può presentarsi in diversi modi, come per esempio a bottone, a tirante, a placchetta.
- La pedaliera, che in sostanza è una particolare tastiera, posta alla base della consolle, destinata ad essere azionata con i piedi. È composta da tasti di legno molto lunghi, e ad essa sono collegate le canne dei bassi, le più grosse dello strumento.
- Le staffe, come quelle di espressione e il graduatore, che manovrano le casse espressive e si azionano con i piedi.
- Le combinazioni, che sono dispositivi atti a sostituire a piacimento, utilizzando un solo comando, una registrazione con un’altra stabilita prima dell’esecuzione. Fisse o libere che siano, sono azionabili per mezzo di pistoncini o pedaletti.
La trasmissione dell’organo a canne
È il sistema che trasmette i comandi inviati dalla consolle ai meccanismi d’apertura del flusso d’aria tra il somiere e le canne.
Ne esistono di quattro tipi:
Trasmissione meccanica
Detto anche catenacciatura, è un sistema composto da una serie di tiranti e bilancieri che, collegati ai tasti dei manuali e della pedaliera, regolano l’apertura dei ventilabri.
Fino alla seconda metà dell’800 tutti gli organi esistenti al mondo erano a trasmissione meccanica.
Trasmissione pneumatica
Questo tipo di trasmissione è costituito da tubicini che collegano i tasti alle relative valvole. Premendo un tasto, infatti, si fa entrare in pressione l’aria contenuta all’interno del tubicino ad esso collegato, in modo che funga da servocomando.
Utilizzato per pochi decenni soltanto, il sistema pneumatico-tubolare si sviluppa verso la metà dell’800 dal principio ad aria compressa della leva pneumatica Barker.
Trasmissione elettrica
Con questo moderno sistema, la trasmissione del moto fra tasto e ventilabro avviene per mezzo di relè elettromagnetici.
La trasmissione elettrica viene introdotta poco prima dell’inizio del secolo scorso. A differenza di quella pneumatica, ha immediatezza di attacco, ma non può invece dosare la gradualità di apertura delle valvole.
Per ovviare a tale inconveniente, soprattutto negli ultimi tempi si iniziano a costruire organi a trasmissione elettromeccanica. Nei quali viene applicata la trasmissione meccanica alle tastiere e quella elettrica ai registri, in modo da riunire i pregi di entrambe le trasmissioni.
Trasmissione elettronica
Il suo funzionamento è pressoché identico a quello della trasmissione elettrica, ma gli ingombranti cablaggi vengono qui sostituiti da un piccolo cavetto con quattro conduttori. Questo invia dati elettronici mettendo in comunicazione un centralino posto nella consolle, che codifica gli ingressi, e uno nel corpo d’organo, che decodifica le uscite.
Così, per la sua lunga storia e per la sua complessità meccanica ed espressiva, l’organo a canne è a buon diritto considerato il re degli strumenti.
Fonti
[…] nell’aprile del 1716, su invito del locale Collegio. Stavolta nelle vesti di perito del nuovo organo della Marktkirche Unser Lieben Frauen, la chiesa principale della città. Bach collauda […]
[…] The Charming Brute. Qui il musicista è raffigurato come un grasso maiale che suona l’organo seduto su una botte, circondato da un assortimento di cibi e […]
[…] la voce dell’organo della Chiesa di San Michele Arcangelo alle Roncole, il piccolo Giuseppe resta infatti folgorato […]
[…] Tradizionalmente il testo viene ricondotto al presunto banchetto di nozze di Cecilia, durante il quale Cecilia canterebbe interiormente a Dio mentre gli strumenti musicali suonano. I versi latini vengono poi ulteriormente mal interpretati, evocando l’immagine di una Cecilia intenta a cantare accompagnandosi all’organo. Così, a partire dal Trecento, i pittori iniziano a raffigurare la Santa sempre affiancata da un organo portativo. […]
[…] quasi tutti funzionanti. Possiamo così dilettarci a scoprire clavicordi, arpicordi, organi, clavicembali, spinette, pianoforti e una raccolta di strumenti a fiato e […]