Il caffè, con il suo aroma inconfondibile e il suo sapore intenso, è tra le bevande più amate al mondo. Ma, a pensarci bene, la nera bevanda non è solo una questione di aroma e sapore… Può suggestionare il mondo della Musica in maniera sorprendente e, in città come Trieste, è un rituale che permea la vita quotidiana dei suoi abitanti. Andiamo quindi ad esplorare come la cultura del caffè s’intrecci con la storia di Trieste e con l’espressione artistica di Johann Sebastian Bach.
Un inusuale protagonista per la Cantata del Caffè di Bach
La Kaffeekantate
Universalmente apprezzato per opere di inestimabile bellezza, nel corso della sua carriera Bach si dedica sia al repertorio sacro che a quello profano. Alla produzione secolare appartengono quindi anche le cantate da camera, una delle quali tratta in modo spassoso un tema molto particolare… È la Kaffeekantate, ovvero la Cantata del Caffè.
Scritta tra il 1732 e il 1734, la cantata profana BWV 211 è conosciuta anche con il titolo Schweigt stille, Plaudert Nicht. Ossia l’incipit del testo, che tradotto dal tedesco significa Fate silenzio, non chiacchierate.
Bach compone questo piccolo gioiello musicale su libretto di Picander, con lo scopo di farlo eseguire al Caffè Zimmermann dal Collegium Musicum di Lipsia. E proprio a Lipsia, così come d’altronde nel resto d’Europa, nel corso del XVIII secolo il caffè diviene, da semplice bevanda, un’istituzione sociale e culturale. Sfocia anzi in una vera e propria moda viziosa, che nel testo della Kaffeekantate viene quindi illustrata con umorismo e un pizzico di piacevole ironia.
Struttura ed organico della Cantata
Per la sua forte natura drammatica, la Cantata del Caffè può a ben vedere considerarsi come una sorta di piccola e brevissima opera. Conserva tuttavia la struttura tipica della cantata da camera italiana, con la tradizionale alternanza di recitativi e arie, e un coro conclusivo.
Il suo organico prevede:
- Un tenore solo – Narratore
- Un basso solo – Schlendrian, padre di Liesgen
- Un soprano solo – Liesgen, sua figlia
- Un flauto traverso
- Due violini obbligati
- Una viola
- Basso continuo
Ed è suddivisa in dieci movimenti:
- Recitativo – Narratore
- Aria – Schlendrian
- Recitativo dialogato – Schlendrian e Liesgen
- Aria – Liesgen
- Recitativo dialogato – Schlendrian e Liesgen
- Aria – Schlendrian
- Recitativo dialogato – Schlendrian e Liesgen
- Aria – Liesgen
- Recitativo – Narratore
- Coro – Terzetto
La storia di Liesgen e la sua sfrenata passione
La vicenda vede come protagonisti il signor Schlendrian, padre conservatore e burbero, e sua figlia Liesgen, giovane donna con il vizio di bere troppo caffè.
Schlendrian, rimproverando la figlia, le intima di smettere con la sua ossessione per la nera bevanda. Lei rifiuta, ed il padre la minaccia quindi di segregarla in casa e di non comprarle più accessori alla moda. Liesgen risponde che può far a meno di tutto ciò pur di continuare a bere il suo caffè. Alla fine Schlendrian giunge a minacciarla di non permetterle di sposarsi.
Liesgen cambia allora idea, promette di non toccare più la bevanda e chiede a suo padre di andare lo stesso giorno a cercarle un corteggiatore. Ma, mentre Schlendrian è in città a cercarle un marito… Liesgen fa segretamente spargere la voce di voler accettare solo pretendenti disposti a lasciarla bere il caffè ogni volta che vuole.
Così, alla fine, tutti cantano la morale: non serve opporsi alle mode, ed è perciò inutile vietare a Liesgen di consumare il suo adorato caffè.
Per assaporare al meglio questo piccolo capolavoro bachiano, ecco un’esecuzione della Kaffeekantate diretta da Harnoncourt e, a seguire, il testo del libretto.
Kaffeekantate, ovvero la Cantata del Caffè – BWV 211
Testo in tedesco
Recitativo (Tenor):
Schweigt stille, plaudert nicht,
Und höret, was itzund geschicht:
Da kömmt Herr Schlendrian
Mit seiner Tochter Liesgen her;
Er brummt ja wie ein Zeidelbär:
Hört selber, was sie ihm getan!
Aria (Basso):
Hat man nicht mit seinen Kindern
Hunderttausend Hudelei!
Was ich immer alle Tage
Meiner Tochter Liesgen sage,
Gehet ohne Frucht vorbei.
Recitativo (Basso, Soprano):
Du böses Kind, du loses Mädchen, Ach!
Wenn erlang’ ich meinen Zweck:
Tu’ mir den Coffee weg!
Herr Vater, seid doch nicht so scharf!
Wenn ich des Tages nicht dreimal
Mein Schälchen Coffee trinken darf,
So werd’ ich ja zu meiner Qual
Wie ein verdorrtes Ziegenbrätchen.
Aria (Soprano):
Ei! Wie schmeckt der Coffee süße,
Lieblicher als tausend Küsse,
Milder als Muskatenwein.
Coffee, Coffee muß ich haben;
Und wenn jemand mich will laben,
Ah, so schenkt mir Coffee ein!
Recitativo (Basso, Soprano):
Wenn du mir nicht den Coffee läßt,
So sollst du auf kein Hochzeitfest,
Auch nicht spazieren gehn.
Ach ja! Nur lasset mir den Coffee da!
Da hab’ ich nun den kleinen Affen!
Ich will dir keinen Fischbeinrock
nach itz’ger Weite schaffen.
Ich kann mich leicht dazu verstehen.
Du sollst nicht an das Fenster treten
Und keinen sehn vorübergehn!
Auch dieses; doch seid nur gebeten
Und lasset mir den Coffee stehn!
Du sollst auch nicht von meiner Hand
Ein silbern oder goldnes Band
Auf deine Haube kriegen!
Ja, ja! Nur laßt mir mein Vergnügen!
Du loses Liesgen du,
So gibst du mir denn alles zu!
Aria (Basso):
Mädchen, die von harten Sinnen,
Sind nicht leichte zu gewinnen.
Doch trifft man den rechten Ort:
O! So kömmt man glücklich fort.
Recitativo (Basso, Soprano):
Nun folge, was dein Vater spricht!
In allem, nur den Coffee nicht.
Wohlan! So mußt du dich bequemen,
Auch niemals einen Mann zu nehmen.
Ach ja! Herr Vater, einen Mann!
Ich schwöre, daß es nicht geschicht.
Bis ich den Coffee lassen kann?
Nun! Coffee, bleib nur immer liegen!
Herr Vater, hört, ich trinke keinen nicht.
So sollst du endlich einen kriegen!
Aria (Soprano):
Heute noch,
Lieber Vater, tut es doch!
Ach, ein Mann!
Wahrlich, dieser steht mir an!
Wenn es sich doch balde fügte,
Daß ich endlich vor Coffee,
Eh’ ich noch zu Bette geh’,
Einen wackern Liebsten kriegte!
Recitativo (Tenor):
Nun geht und sucht der alte Schlendrian
Wie er vor seine Tochter Liesgen
Bald einen Mann verschaffen kann;
Doch Liesgen streuet heimlich aus:
Kein Freier komm’ mir in das Haus,
Er hab’ es mir denn selbst versprochen
Und rück’ es auch der Ehestiftung ein,
Daß mir erlaubet möge sein,
Den Coffee, wenn ich will, zu kochen.
Coro (Terzett):
Die Katze läßt das Mausen nicht,
Die Jungfern bleiben Coffeeschwestern.
Die Mutter liebt den Coffeebrauch,
Die Großmama trank solchen auch,
Wer will nun auf die Töchter lästern!
Traduzione in italiano
Recitativo (tenore):
Fate silenzio, non chiacchierate,
e udite quel che ora avviene:
ecco venire il Signor Schlendrian
con sua figlia Liesgen;
brontola come un orso mangiamiele:
udite voi stessi ciò che lei gli ha fatto!
Aria (basso):
Con i propri figli non si hanno
che centomila noie!
Quel che ogni giorno sempre ripeto
a mia figlia Liesgense
ne va via senza alcun frutto.
Recitativo (basso, soprano):
Figlia cattiva, ragazzaccia, ah!
Quando sarò obbedito:
fa’ sparire quel caffè!
Signor padre, non siate così severo!
Se non posso bere tre volte al giorno
la mia tazzina di caffè
divento per mia sventura
come un arrostino di capra rinsecchito.
Aria (soprano):
Oh, che dolce gusto ha il caffè,
più amabile di mille baci,
più soave del moscato!
Caffè, caffè io devo avere;
e se qualcuno vuol ristorarmi,
ah, mi versi del caffè!
Recitativo (basso, soprano):
Se non la smetti col caffè,
non andrai più a nessuna festa di nozze, e nemmeno a passeggiare.
Ah sì! Purché mi lasciate il caffè!
Ora tengo in pugno la scimmietta!
Non ti procurerò nessuna gonna larga a stecche di balena secondo la moda.
Posso farne a meno facilmente.
Non dovrai avvicinarti alla finestra
né vedrai passeggiare più nessuno!
E sia pure; vi prego soltanto
di non toccarmi il caffè!
E neppure riceverai da me
un nastro d’argento o d’oro
per la tua cuffia!
Sì, sì! Purché mi lasciate il mio piacere!
Ragazzaccia d’una Liesgen,
mi concederai dunque tutto questo!
Aria (basso):
Le ragazze dalla testa dura
non è facile domarle.
Ma se si trova il punto giusto
Oh, allora se ne viene a capo!
Recitativo (basso, soprano):
Ubbidisci dunque a quel che dice tuo padre! In tutto, solo non per il caffè.
Ebbene! Ti dovrai rassegnare allora
anche a non prendere mai marito!
Oh, sì! Signor padre, un marito!
Ti giuro che non avverrà.
Finché non avrò lasciato il caffè?
Bene! Caffè, rimani dove sei!
Signor padre, ascoltate, non ne berrò più.
Allora alla fine avrai un marito!
Aria (soprano):
Oggi stesso,
caro padre, fatelo!
Ah, un marito!
Davvero fa per me!
Oh, accadesse presto
che finalmente, invece del caffè,
prima ancora di andare a letto
io trovassi un baldo innamorato!
Recitativo (tenore):
Ora il vecchio Schlendrian
va a vedere per sua figlia Liesgen
di procurare presto un marito;
ma Liesgen diffonde di nascosto la voce:
nessuno spasimante mi venga in casa
se non mi promette egli stesso
e inserisce nel contratto nuziale,
che mi sia concesso
di cuocermi il caffè quando voglio.
Coro (terzetto):
Il gatto non lascia il topo,
le ragazze rimangono amanti del caffè.
La madre ama far uso di caffè,
anche la nonna lo beveva.
Chi dunque imprecherà contro le figlie?
Una passione dunque, quella per il caffè, che naturalmente non appartiene soltanto alla Liesgen della Cantata, ma che da secoli interessa l’intera Europa… Divenendo presto simbolo di alcune città in particolare, tra le quali trova posto l’asburgica Trieste.
Trieste e il caffè: un’iconica relazione tra la città e l’oro nero
Il ruolo centrale del caffè nella cultura triestina
Trieste è infatti conosciuta anche come città del caffè, e la sua cultura unica nel suo genere è radicata nella storia e nel tessuto sociale cittadino. Dal ‘700 e fino ai giorni nostri, il consumo di questa bevanda trova dunque un profondo legame con la città di Trieste. Legame che sfida grandi tumulti e cambiamenti storici, rimanendo indissolubile ed uscendone anzi sempre più rafforzato.
Questo rapporto secolare inizia sotto l’Impero Asburgico a partire dal 1719, anno in cui la città diventa porto franco. E si consolida soprattutto grazie alle attente politiche economiche di Maria Teresa d’Austria, sotto il cui governo Trieste diviene uno dei maggiori porti commerciali d’Europa.
L’importazione del caffè la fa dunque da padrona, e plasma stili e abitudini dei cittadini lungo tutto l’Ottocento e il Novecento. Tanto che, nel 1891, nasce l’Associazione degli interessi nel commercio del caffè, ente ancora oggi attivo. E soltanto pochi anni più tardi, agli inizi del XX secolo, viene inaugurata la prima Borsa del Caffè. La passione dei triestini per la nera bevanda perdura quindi sino ai giorni nostri, tra retaggio storico e innovazione.
Così, per immergersi completamente nella cultura triestina del caffè è possibile recarsi in uno degli splendidi Caffè storici, rilassanti luoghi di incontro e degustazione. Si pensi al Tommaseo, al San Marco o al Caffè degli Specchi. Ma, entrando in uno dei moltissimi locali, appunto dai Caffè storici ai bar più moderni, ci si rende conto di una singolare particolarità… Le preparazioni più classiche della caffetteria italiana prendono un nome diverso da quello nazionale.
A Trieste il caffè non è come nel resto del mondo!
Dunque, la scelta delle diverse preparazioni di caffè a Trieste può essere alquanto confusa per chi è abituato alle tradizionali nomenclature italiane. Ma… perché il lessico del caffè è così diverso dal resto d’Italia? Molto semplicemente, per la miscela di culture che nei secoli porta a differenziarle dalle altre regioni italiane.
Quindi, per fare un po’ di chiarezza a riguardo, ecco uno specchietto con i principali tipi di caffè triestini:
- Nero: un espresso.
- Nero in B: un espresso in un bicchiere di vetro.
- Nero deca: un espresso decaffeinato.
- Nero deca in B: un espresso decaffeinato in un bicchiere di vetro.
- Capo: un espresso macchiato.
- Capo in B: un espresso macchiato in un bicchiere di vetro.
- Capo deca: un espresso macchiato decaffeinato.
- Capo deca in B: un espresso macchiato decaffeinato in un bicchiere di vetro.
- Gocciato o Goccia: un espresso con una goccia di latte al centro.
- Caffelatte: un cappuccino.
In conclusione, ieri come oggi il caffè non è solo una bevanda, ma rappresenta un vero e proprio fenomeno sociale. Capace di ispirare città intere e persino uno dei più grandi compositori di tutti i tempi.
Fonti
[…] melodramma in 4 atti su libretto di Francesco Maria Piave, Trieste, Teatro Grande, 16 novembre […]
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