Nel panorama delle arti umane, poche esperienze sono in grado di eguagliare l’intensità emotiva e sensoriale che accompagnano la Musica e la Cucina. Sebbene queste due realtà possano apparire come due mondi distinti, come spiegato in un altro nostro articolo, sono invero più interconnesse di quanto, di primo acchito, si possa immaginare.
La storia umana è infatti ricca di esempi che testimoniano come Musica e Cucina si possono unire, e che descrivono l’interazione profonda tra queste due forme d’arte. Forme d’arte che risalgono ai tempi antichi e si riflettono ancora oggi nelle nostre pratiche quotidiane.
Tuttavia, non è solo la storia a dimostrare questa connessione. Anche la scienza moderna offre difatti una chiara comprensione di come la Musica possa influenzare il nostro rapporto con il cibo e, di conseguenza, con la Cucina stessa.
In questo articolo forniremo una breve panoramica sull’intersezione tra Musica e Cucina, sia sotto il profilo storico, sia sotto il profilo scientifico. Questo per gettare luce su un argomento che va ben oltre la mera soddisfazione dei sensi, ma abbraccia anche aspetti culturali, psicologici e neuroscientifici.
Pillole di storia: come musica e cucina si possono unire gradevolmente
L’interazione tra musica e cibo risale infatti alle radici stesse della civiltà umana, manifestandosi come un felice connubio tra due ambiti che ben si accostano tra loro. Come vedremo, sin dai tempi antichi la musica si presta come ispirazione per la creazione di piatti raffinati, e diviene un accompagnamento essenziale durante i momenti conviviali attorno alla tavola imbandita.
La musica a tavola nell’antichità
L’accompagnamento musicale dei banchetti è dunque una pratica intrisa di storia e cultura, propria di molte antiche civiltà come quella egizia, greca e romana. Tale tradizione, mantenutasi comunque viva nel corso del Medioevo, rifiorisce con maggior vigore nel XV secolo. Nei conviti solenni, inclusi pranzi domenicali, pranzi di nozze e banchetti ufficiali di corte, la presenza di cantori e musicisti diviene così una consuetudine quasi imprescindibile.
A tal proposito possiamo citare un celebre organizzatore di banchetti, Cristoforo di Messisbugo, che presta servizio alla corte di Ippolito d’Este a Ferrara tra il XV e il XVI secolo. Oltre a curare la selezione di gustosi manicaretti, Messisbugo si distingue per la sua abilità nel reclutare musicisti di alto calibro, contribuendo così ad arricchire l’esperienza conviviale con piacevoli intermezzi di danza, spettacoli teatrali o performance musicali. Un ottimo esempio di come musica e cucina si possono unire gradevolmente.
Tafelmusik: la musica da tavola
Ma è soprattutto nella Francia e nella Germania dei secoli XVII e XVIII che la musica da tavola si evolve in un vero e proprio genere musicale, caratterizzato principalmente dalla forma della Suite di danze. Conosciuta come Tafelmusik in tedesco e Musique de table in francese, questa espressione designa un vasto repertorio di brani appositamente composti per essere eseguiti durante i banchetti, sia come sottofondo sia durante gli intervalli tra i servizi o gli eventi all’aperto.
Il termine Tafelmusik identifica inoltre alcune intere raccolte musicali composte tra il XVII e l’inizio del XVIII secolo. Tanti sono i compositori che al tempo si confrontano con tale nuova tendenza musicale, che persino Michael Praetorius, nel 1619, dedica alla musica da tavola un trattato intitolato Syntagma musicum.
Celeberrima è ad esempio la Tafelmusik di Georg Philipp Telemann, composta nel 1733 e considerata un capolavoro del genere. Divisa in tre sezioni, la musica da tavola di Telemann include sonate soliste, quartetti, ouverture e danze.
Le composizioni accompagnano quindi da millenni le occasioni conviviali, ed è chiaro che musica e cucina si possono unire in maniera apprezzabile ed efficace. Ma è solo da pochi decenni che l’influenza della musica sul cibo viene studiata sistematicamente sotto il profilo neurologico.
L’influenza della musica sul cibo: cenni scientifici su gastrofisica e sonochimica
Parliamo infatti di gastrofisica, un campo interdisciplinare che fonde la gastronomia con la psicofisica. È una scienza che negli ultimi anni si impone sempre più come importante area di ricerca nel comprendere come la musica possa influenzare il nostro gusto e la percezione sensoriale durante il consumo di cibi e bevande. E grazie alla quale esperti come Charles Spence sono in grado di dimostrare scientificamente il legame tra musica e gusto.
Gli esperimenti di Charles Spence
Il professor Charles Spence è docente di psicologia sperimentale all’Università di Oxford e direttore del Laboratorio di Ricerca Transmodale, una struttura che si occupa dello studio dell’integrazione e combinazione delle informazioni ricavate dagli esseri umani attraverso i diversi organi di senso.
La fama del professor Spence, che si estende oltre il suo ambito accademico, è in gran parte attribuita all’esperimento della patatina sonica, ideato da lui stesso all’inizio degli anni Duemila. Con questo esperimento Spence è riuscito a dimostrare in modo eloquente come il suono possa condizionare la percezione del cibo, suscitando un ampio interesse e attenzione sia nel mondo accademico che nel pubblico in generale.
Secondo Spence, infatti, l’orecchio può influenzare inconsciamente le papille gustative, associando determinati suoni a specifici sapori, come gli acuti che esaltano l’acidità e i toni gravi che accentuano l’amaro. La musica non può quindi creare sapori, ma può indirizzare l’attenzione su certi elementi sensoriali in competizione nella mente umana per un effetto conosciuto come sonic seasoning, ovvero condimento sonoro.
Questa scoperta riveste un’importanza significativa poiché non si limita solo al genere di musica che ascoltiamo, ma si estende anche al ritmo, al volume, all’altezza e al timbro dei suoni, influenzando la nostra predisposizione alla preparazione e al consumo del cibo.
Tale fenomeno è governato dalla dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione del piacere e della motivazione che viene stimolato attraverso la gratificazione musicale, influenzando così il nostro comportamento alimentare.
La sonochimica applicata al cibo
Oltre alla gastrofisica, musica e cucina si possono unire anche secondo un’altra branca della scienza, ovvero la sonochimica.
Questa disciplina si concentra sull’applicazione ai liquidi o ai solidi di vibrazioni sotto forma di onde ultrasoniche, al fine di indurre specifiche reazioni chimiche. E rappresenta un campo di studio in continua espansione, che offre interessanti possibilità di ricerca e applicazioni pratiche in vari settori scientifici e industriali.
Nello specifico, quando applicata al cibo, la sonochimica dimostra che le onde sonore possono non solo migliorare la produzione di cibo, come nel caso di coltivazioni, vitigni e formaggi, ma anche influenzare l’esperienza di acquisto nei negozi, bar e grandi magazzini.
Arrivati alla fine di questa breve panoramica possiamo quindi rispondere con certezza alla domanda posta nel titolo: sì, Musica e Cucina possono essere effettivamente unite. Ma… come abbinare musica e cibo oggi? Ne parleremo nel nostro secondo articolo!
[…] nostro precedente articolo abbiamo visto la comprovata relazione tra Musica e Cucina, spiegandone la connessione sotto il […]
[…] di creare un connubio prezioso tra le due arti, in un’esperienza professionale, multisensoriale e culturale senza […]