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Che cos’è il contrappunto?

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Che cos'è il contrappunto?

Il contrappunto può essere efficacemente definito come tecnica compositiva che regola i rapporti tra due o più voci sovrapposte e indipendenti. Base di diverse forme musicali, il contrappunto assume un ruolo imprescindibile nella tradizione musicale occidentale… Motivo per cui può essere quantomeno interessante conoscerne le principali caratteristiche!

Origine ed evoluzione del contrappunto

Che cosa significa esattamente contrappunto?

Il termine contrappunto risale al XIV secolo e deriva dalla locuzione latina punctus contra punctum, che significa letteralmente punto contro punto. Espressione che possiamo tradurre dunque con nota contro nota, dato che la parola punctum indica il neuma gregoriano più elementare, ossia proprio la singola nota.

Con il vocabolo contrappunto viene quindi descritta una tecnica compositiva che prevede la sovrapposizione di più linee melodiche fra loro interconnesse ma indipendenti. Deriva dall’antica pratica polifonica del comporre una o più melodie su un canto dato, ovvero una preesistente melodia gregoriana chiamata anche cantus firmus o tenor. Dapprima appunto nota contro nota, poi, e nei secoli a venire, in forme sempre più elaborate ed infine libere.

Una storia compositiva che affonda dunque le proprie radici nella musica sacra medievale per giungere successivamente a piena maturazione nel periodo Barocco.

Breve storia del contrappunto

Possiamo così riassumere per sommi capi lo sviluppo del contrappunto nei seguenti passaggi:

  • I primi esempi di scrittura contrappuntistica, databili X secolo d.C., si possono far risalire alla pratica medievale dell’Organum a due voci. La prima voce esegue una melodia gregoriana, la seconda canta la stessa melodia trasposta però di un intervallo consonante.
  • Il contrappunto modale si sviluppa quindi progressivamente con le tecniche polifoniche dell’Ars Antiqua e poi dell’Ars Nova. E dà particolare risalto alla dimensione orizzontale della musica.
  • Oltre all’Organum, nascono nuove forme musicali come il Conductus e il Mottetto.
  • Il numero di voci sovrapposte al cantus firmus e la loro complessità melodica vanno frattanto via via aumentando.
  • Se inizialmente il contrappunto viene applicato soltanto al repertorio gregoriano, in seguito interessa anche la produzione profana, sia vocale che strumentale.
  • Diviene il principio formale fondante del canone, del ricercare e successivamente della fuga.
  • Nel corso del XVI secolo gli artifici contrappuntistici, utilizzati tra gli altri da insigni compositori quali Palestrina, Lasso e Monteverdi, toccano il loro apice stilistico.
  • Sempre nel Cinquecento, in area germanica, il contrappunto viene elaborato in modo da costituire un commento al Corale.
  • Con l’avvento dell’armonia tonale, tra Sei e Settecento la pratica contrappuntistica inizia a contemplare anche la dimensione armonica, come accade nello stile di J. S. Bach.
  • Al contrappunto severo di stampo rinascimentale inizia ad affiancarsi uno stile contrappuntistico più libero e meno rigoroso, sempre più attento alla dimensione verticale della musica.
  • Dopo il suo forte sviluppo tra Due e Settecento, nell’Ottocento il contrappunto viene quindi messo in secondo piano dall’armonia tonale. Tuttavia esso rimane una tecnica fondamentale anche per la maggior parte dei compositori classici e romantici.
  • Nel Novecento avviene invece una forte rivalutazione del contrappunto come criterio strutturale e compositivo.
  • Diviene così il principio fondante delle composizioni seriali, sostituendo in quanto ad organizzazione sonora le gerarchie tonali.

Principi compositivi

Severe norme strutturali

Il Contrappunto è un linguaggio potremmo dire oggettivo, che porta cioè a strutturare la composizione secondo specifici e rigorosi principi. Sotto il profilo generale, questi regolano i rapporti tra le voci, le quali devono essere indipendenti, di pari importanza, e possedere una compiuta sensatezza melodica.

Di seguito le principali norme per una corretta prassi compositiva:

  • Le voci devono essere scritte con la massima cantabilità.
  • Le ottave e le quinte parallele sono assolutamente vietate.
  • La sensibile deve sempre risolvere sulla tonica e non deve essere mai raddoppiata.
  • Bisogna evitare intervalli troppo complessi come il tritono.
  • Altri intervalli da evitare includono la quarta giusta e il salto di una terza consecutiva tra le voci.
  • Più in generale, e con le dovute differenze di stile, è prevista l’alternanza di consonanze e dissonanze che devono convergere in un equilibrio sonoro.
  • Le voci del soprano e del basso si muovono tendenzialmente per gradi congiunti o per piccoli salti.
  • Il registro di tutte le voci è quasi sempre limitato all’ottava di estensione.
  • Le tecniche imitative sono parte fondante della struttura compositiva.

Le imitazioni

Le imitazioni sono infatti un elemento chiave del contrappunto, e consistono nella ripetizione di una frase melodica talvolta variata secondo specifiche regole:

  • L’imitazione stretta si ha quando la ripetizione della frase è totalmente letterale.
  • L’imitazione inversa prevede l’inversione della direzione degli intervalli.
  • L’imitazione retrograda ripropone invece la frase dall’ultima alla prima nota.
  • L’imitazione retrograda inversa combina i due procedimenti precedenti.
  • L’imitazione per aumentazione fa sì che i valori ritmici della frase vengano raddoppiati.
  • L’imitazione per diminuzione invece ne dimezza i valori.

Lo sviluppo delle tecniche imitative porta nel tempo alla formazione di vere e proprie forme musicali interamente basate proprio sull’imitazione contrappuntistica. Tra queste spiccano per importanza il canone e soprattutto la fuga, la quale richiede un’attenzione particolare alla costruzione tematica e all’organizzazione delle voci.

La condotta delle voci

Nel contrappunto, ogni voce ha la possibilità di muoversi in diversi modi, sempre in relazione all’andamento delle altre voci:

  • Il moto retto si ha quando due voci si muovono nella medesima direzione, ascendente o discendente che sia.
  • Il moto parallelo prevede che le voci procedano nella medesima direzione ma mantenendo anche la stessa distanza intervallare tra loro.
  • Il moto contrario si genera quando le due voci vanno in direzioni divergenti.
  • Il moto obliquo si ha quando una voce rimane ferma mentre l’altra si muove.

Sebbene il contrappunto sia legato ad una concezione prevalentemente orizzontale, ossia melodica, della musica, esso ne presenta anche la dimensione verticale. La sovrapposizione delle varie linee melodiche crea infatti una sorta di struttura armonica, più o meno consonante a seconda delle epoche e degli stili compositivi.

Le cinque specie di contrappunto

Esercizi graduali

Quando ci si approccia allo studio del contrappunto, è bene affrontare esercizi che seguano una precisa gradualità. Tradizionalmente si inizia quindi con le cinque specie… Dapprima realizzate a due voci, e poi a tre, a quattro, fino a giungere al doppio coro a otto voci fiorite.

È questo il metodo codificato da Johann Joseph Fux, uno dei principali teorici del Settecento. Nel suo Gradus ad Parnassum, trattato pubblicato a Vienna nel 1725 in due volumi, Fux regolarizza infatti il contrappunto così come lo studiamo ancora oggi.

Le principali norme da rispettare per condurre gli esercizi sulle specie sono dunque le seguenti:

  • La voce libera può essere posta sia sopra che sotto il canto dato.
  • Quando l’esercizio è a più voci, il canto dato può trovarsi in qualsiasi posizione all’interno del coro.
  • Gli intervalli dissonanti sono da evitarsi, se non quando usati come note di passaggio, note di volta o ritardi.
  • Anche se è ammesso il salto di ottava, nei movimenti melodici è bene non superare la sesta minore.
  • Gli unici intervalli armonici consentiti sui tempi forti della battuta sono l’unisono, la terza, la quinta, la sesta e l’ottava.
  • Non è ammesso il secondo rivolto.

Ecco quindi di seguito le cinque specie di contrappunto con relativi esempi pratici.

Contrappunto di prima specie

Nota contro nota, ovvero una semibreve su una semibreve.

Contrappunto di prima specie.

Contrappunto di seconda specie

Due note contro una, ovvero due minime su una semibreve.

Contrappunto di seconda specie.

Contrappunto di terza specie

Quattro note contro una, ovvero quattro semiminime su una semibreve.

Contrappunto di terza specie.

Contrappunto di quarta specie

Sincopi, ovvero due minime su una semibreve con l’artificio del ritardo. La prima minima proviene dall’ultima minima della battuta precedente, mentre l’ultima è legata alla prima della battuta successiva.

Contrappunto di quarta specie.

Contrappunto di quinta specie

Contrappunto fiorito, ovvero la combinazione di tutte le precedenti specie.

Quinta specie.

Il contrappunto è quindi un utile esercizio che apre lo sguardo su un aspetto spesso nascosto della musica, quello dell’architettura sonora.



Fonti

2 comments Che cos’è il contrappunto?

[…] tra Cinque e Seicento i musicisti italiani sperimentano il passaggio dallo stile polifonico-contrappuntistico a quello monodico. L’evoluzione della cantata è perciò strettamente legata […]

[…] presenza di un contrappunto troppo intricato o la concezione di un pezzo per due manuali sono ovviate con una trascrizione per […]

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