L’opera lirica, o melodramma, è un genere musicale che affonda le proprie radici nel tardo Rinascimento italiano, caratterizzato da profondi rinnovamenti ideologici e stilistici. Spettacolo teatrale in cui l’azione scenica è realizzata in musica, il melodramma è la naturale derivazione della favola pastorale e degli intermedi cinquecenteschi. E i suoi primi esempi, ben lontani dall’idea di opera che abbiamo ora, nascono con lo svilupparsi della monodia accompagnata e del recitar cantando.
Il recitar cantando e l’invenzione del melodramma
La nascita del melodramma è quindi il risultato di una serie di sviluppi artistici e culturali sorti nel contesto tardo-rinascimentale italiano. Tra Cinque e Seicento si assiste infatti alla transizione dalla polifonia alla monodia, e alla creazione di nuove forme musicali ad essa improntate.
Dalla polifonia alla monodia accompagnata
Va ricordato che la musica polifonica si caratterizza per l’intreccio di diverse voci indipendenti e di pari importanza, strutturate all’interno di una costruzione contrappuntistica. Con il passaggio alla monodia si assiste invece all’emancipazione della voce solista, che con il suo disegno melodico acquisisce sempre maggiore rilevanza espressiva. Perciò le altre voci, prettamente strumentali, progressivamente si riducono a un semplice supporto d’accompagnamento. In uno sviluppo sempre più accordale, il basso assume quindi il ruolo di sostegno armonico, mentre le voci interne contribuiscono al riempimento armonico degli accordi.
Protagonista di tale transizione è certamente Luzzasco Luzzaschi, che nel 1601 pubblica la raccolta Madrigali per cantare et sonare a uno, doi e tre soprani. Anche Vincenzo Galilei è uno dei primi compositori a scrivere brani monodici, tra i quali va menzionato il Lamento del Conte Ugolino tratto da Dante. Tuttavia, l’opera che segna ufficialmente la nascita della monodia è Le nuove musiche di Giulio Caccini, raccolta di madrigali monodici e arie con basso continuo.
Oltre alla rivisitazione di antiche forme musicali quali il madrigale, all’affermarsi della monodia è legata anche l’invenzione di nuove forme vocali e strumentali. Nascono così la cantata, l’oratorio e il melodramma. Quest’ultimo in particolare viene definito dall’apporto teorico ed estetico formulato dalla Camerata de’ Bardi in relazione al legame tra musica e poesia.
La Camerata de’ Bardi: verso il melodramma
La nascita del melodramma trova infatti terreno fertile nelle nuove istanze musicali professate dalla Camerata de’ Bardi, o Camerata Fiorentina. È questo un gruppo di nobili e intellettuali che si riunisce a Firenze nel palazzo del Conte Giovanni Maria Bardi alla fine del XVI secolo. I membri di maggior rilievo, non a caso, sono i compositori Giulio Caccini, Vincenzo Galilei, padre di Galileo Galilei, Jacopo Peri ed Emilio de’ Cavalieri. E partecipano al cenacolo anche i poeti Ottavio Rinuccini e Giovan Battista Strozzi.
L’obiettivo principale della Camerata è, nell’ambito della riscoperta della classicità, il ricreare la perfezione e lo stile drammatico della musica nella tragedia greca. In contrapposizione alla poca chiarezza del testo nella pratica polifonica, essa propone così un nuovo linguaggio in cui la musica amplifica il significato delle parole.
Le tesi della Camerata de’ Bardi vengono scritte nel 1581 da Vincenzo Galilei nel Dialogo della musica antica et della moderna. E sono pertanto volte a rinnovare la musica attraverso lo stile rappresentativo, ovvero il cosiddetto recitar cantando.
Il recitar cantando
L’opera lirica delle origini si propone infatti di imitare il parlato con il canto. Nasce così il recitar cantando, un nuovo stile declamato che restituisce il testo attraverso il canto solistico. Si caratterizza per una linea vocale monodica che, plasmando la parola con agilità e libertà, è sostenuta dall’accompagnamento strumentale del basso continuo. Tale approccio segue il naturale andamento della parola, le sue inflessioni e gli accenti, amplificandone la naturale musicalità e dando voce agli affetti più profondi.
Inizialmente predominante, questa forma di declamazione lascia ben presto maggior spazio ad arie, recitativi e cori, caratterizzati da metrica e profili melodici ben delineati:
- Le arie sono brani in cui il valore della musica è predominante rispetto a quello della parola. Costituiscono il momento di massima tensione affettiva dei personaggi.
- I recitativi sono invece impiegati per i momenti della narrazione e dei dialoghi tra i personaggi. Sono accompagnati da un semplice basso continuo.
- I cori, infine, restituiscono musicalmente le scene d’assieme.
Tale cambiamento è in parte guidato dal talento teatrale del compositore cremonese Claudio Monteverdi, autore di una delle primissime opere liriche mai scritte.
I primi esempi di opera lirica
Ad onor del vero, il primo esempio di melodramma può essere considerato la Dafne, pastorale drammatica musicata da Peri e Corsi su testo di Rinuccini. Ma di quest’opera, rappresentata per una piccola cerchia di aristocratici nel palazzo di Jacopo Corsi nel 1598, non ci è pervenuta la musica.
Dunque, per trovare il primo esempio di opera lirica giunta sino a noi completa di musica, bisogna guardare ad un altro lavoro del Peri.
Il mito di Orfeo ed Euridice e la prima opera lirica
La prima opera in musica conservata integra è infatti Euridice, con musiche appunto di Peri su libretto sempre di Rinuccini. È interessante osservare come, in virtù della ripresa della tragedia greca, l’argomento delle prime opere sia a sfondo mitologico o storico.
E proprio sul mito pastorale di Orfeo ed Euridice si basano quindi ben tre delle primissime opere composte agli albori del Seicento:
- Compositore: Jacopo Peri
- Librettista: Ottavio Rinuccini
- Prima rappresentazione: 6 ottobre 1600
- Note salienti: Viene messa in scena a Firenze in occasione dei festeggiamenti per le nozze di Maria de’ Medici con il re di Francia Enrico IV. Caccini vi collabora con alcune arie e tre cori.
- Compositore: Giulio Caccini
- Librettista: Ottavio Rinuccini
- Prima rappresentazione: 5 dicembre 1602
- Note salienti: L’opera è composta sullo stesso libretto di Rinuccini usato per l’Euridice di Peri. Scritto proprio in risposta a quest’ultima, il lavoro di Caccini presenta una più ricca vena melodica.
- Compositore: Claudio Monteverdi
- Librettista: Alessandro Striggio
- Prima rappresentazione: 24 febbraio 1607
- Note salienti: Questa favola in musica in un prologo e cinque atti viene eseguita al Palazzo Ducale di Mantova. In essa Monteverdi integra la musica e l’azione scenica in un modo che anticipa lo sviluppo del melodramma barocco, prevedendo anche un nutrito organico strumentale.
Fonti
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