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Pelléas et Mélisande: l’opera simbolista di Debussy

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Pelléas et Mélisande: l'opera simbolista di Debussy

Unico dramma lirico composto da Claude Debussy, il Pelléas et Mélisande costituisce, per il suo linguaggio innovativo, un punto di svolta nella storia del melodramma. Il compositore rimane dunque talmente affascinato dal dramma Pelléas et Mélisande, pubblicato nel 1892 dal poeta simbolista Maurice Maeterlinck, da decidere, nel 1893, di metterlo in musica. Capisce infatti immediatamente d’aver trovato ciò che da tempo stava cercando, ovvero un dramma che si discosti dagli usuali modelli del teatro borghese. E che presenti, soprattutto, quel linguaggio evocatore la cui sensibilità potrebbe ben trovare un prolungamento nella musica e nell’ornamento orchestrale.

Pelléas et Mélisande: un nuovo modello d’opera

Il testo di Maeterlinck, intriso di simboli e mistero, asseconda perfettamente il gusto artistico del compositore, la cui etica si conforma quindi al pensiero simbolista. Debussy ha così occasione di ridare alla Musica una libertà, una corrispondenza tra natura e immaginazione, ch’essa contiene forse più di qualsiasi altra Arte.

La Musica come massima espressione dell’Arte

Invero le immagini sonore d’aspirazione simbolista che Debussy utilizza nel Pelléas si possono considerare affini a quelle verbali dei poeti e quelle visive dei pittori. La libertà espressiva desiderata dal compositore si ritrova infatti nella poesia e nella pittura del suo tempo, cui egli è legato da uno stretto rapporto. Un rapporto che non è tuttavia soltanto personale, ma che in fondo incarna quel legame che unisce indissolubilmente tutte le Arti.

Queste appunto si compenetrano in parte l’un l’altra, in uno scambio sinestetico di colori e d’armonie. Inoltre tendono tutte ad acquisire la potenza di parlare direttamente all’intimo, e in ciò consiste la loro aspirazione a raggiungere la condizione di Musica. È dunque la Musica, in finale sintesi, a costituire l’elemento per il quale tutte le Arti sono intimamente congiunte, e al quale finalmente tendono.

La visione simbolista di Debussy incide quindi in modo preponderante sullo stile compositivo dell’opera, cui l’autore riserva un’attentissima cura.

Pelléas et Mélisande, un’opera dalla lunga gestazione

Avuto da Maeterlinck il consenso di musicare il dramma, Debussy vi si dedica per quasi dieci anni. Conclude infatti il lavoro, con la composizione degli interludi e l’orchestrazione, poco prima dell’esecuzione avvenuta il 30 aprile 1902 all’Opéra-Comique. Una lunga gestazione dovuta alla massima attenzione che il musicista impiega nel curare con senso critico ogni dettaglio della sua creazione.

Tale minuzioso lavoro si deve certamente al fatto che Debussy ricerca un linguaggio musicale che sia il più possibile contraddistinto da una squisita raffinatezza. Ma è anche conseguenza dell’operazione di ripulitura del testo teatrale di Maeterlinck operata dallo stesso compositore.

In merito possiamo affermare che:

  • Il testo non viene adattato a libretto, ma, rivoluzionaria novità, viene mantenuto nella versione originale in prosa.
  • Poiché non tutte le parti del Pelléas maeterlinckiano si prestano ad essere musicate, il compositore elimina efficacemente quelle non concordi con la propria idea musicale.
  • Senza stravolgere l’opera primigenia, vengono tagliate completamente due scene, una nel primo ed una nel terzo atto, e depennati o modificati, ove necessario, innumerevoli dialoghi.

Debussy ottiene in tal modo un testo che soddisfa pienamente le sue esigenze artistiche.

Lo stile formale del Pelléas et Mélisande

Rimanendo quindi fedele a quella prosa maeterlinckiana che tanto l’aveva colpito, per il suo dramma il compositore si serve di un particolare tipo di recitativo.

Una sorta di declamato, che è insieme canto e parola:

  • È un trattamento della voce che riprende la tradizione più antica, con l’intento però di ottenere le sonorità raccolte e assorte del linguaggio parlato. Semplici, prive di lirismo e lontane da stentorei sentimentalismi.
  • È un recitativo che rievoca sì l’antico recitar cantando, ma che costituisce tuttavia un qualcosa di veramente innovativo.
  • Da un lato esso rappresenta l’espressione più autentica e personale di Debussy.
  • Dall’altro, si impone come elemento di netto contrasto nei confronti della tradizione operistica tedesca, italiana e francese dell’Ottocento.

Oggetto di critica è dunque sicuramente l’opera verista, osteggiata dai simbolisti anche in ambito letterario e pittorico, ma lo è soprattutto l’opera wagneriana. Secondo Debussy, questa è responsabile di una confusione tra movimento sinfonico e movimento teatrale, nonché tra melodia e lirismo. Senza negare il genio del compositore tedesco, inizialmente pur tanto ammirato, Debussy esprime infatti la necessità di superare la tradizione musicale.

Bisogna cercare dopo Wagner, e non secondo Wagner:

  • Non più quindi un’orchestrazione pesante dai timbri tra loro fin troppo amalgamati.
  • Non più l’eterna melodia.
  • Non più un’orchestra che soverchiamente s’impone sul canto e sulla parola.
  • Non più temi mitici.
  • Non più eroiche azioni e grandi passioni da descrivere.

Nel Pelléas et Mélisande accade invece che:

  • Predominano i timbri puri e la raffinatezza espressiva.
  • Vi è una presenza molto discreta e misurata dell’orchestra.
  • Il recitativo, che si sviluppa quasi ininterrottamente per tutto il dramma, ha un ruolo fondamentale.
  • Non vi è vera azione, ma analisi psicologica dei personaggi.
  • Prevalgono l’indefinito, i simboli e, dove necessario, il silenzio. Quest’ultimo non corrisponde più alle pause tra i numeri chiusi della tradizione, ma diviene esso stesso agente espressivo.

Infine, anche se Debussy sembra riprendere l’uso del wagneriano Leitmotiv, i temi frammentati e statici del Pelléas et Mélisande assumono un nuovo e particolare valore. Ovvero di ricordo vago e indefinito, di allusione appena accennata all’interno del contesto drammaturgico.

La drammaturgia del Pelléas et Mélisande

Prima d’esporre la trama dell’opera ed illustrarne brevemente le scene, è interessante approfondire il ruolo che riveste l’orchestra nella dinamica performativa del dramma.

Il ruolo drammaturgico dell’orchestra nel Pelléas et Mélisande

Seppur il Pelléas et Mélisande presenti un organico orchestrale numeroso, in virtù della ricercata espressività simbolista di rado s’incontra il pieno d’orchestra:

  • Gli ottoni suonano spesso in sordina.
  • Gli archi non cantano quasi mai a voce spiegata, ma tremano e vibrano suddivisi in frazioni anche minime.
  • I legni, a cui è affidata una parte notevole, mantengono quasi sempre la loro individualità, e non sono pressoché mai usati in funzione di ripieno.
  • Gli strumenti a percussione hanno un’importanza particolare, benché vengano impiegati con grande riserbo.
  • L’arpa invece interviene con strappi sonori o glissandi delicatissimi.
  • L’orchestra, nel suo complesso, conserva la personalità di ogni strumento, e ha una funzione attiva nonostante la sua discrezione.

I timbri orchestrali quindi non si mescolano, non vengono raddoppiati e non si sovrappongono. Risultano invece fortemente evocativi, alludendo a spazi lontani e ad un tempo indefinito.

Coerentemente con gli intenti drammaturgici, la musica svolge una funzione non amplificativa, ma di purificazione espressiva: segue umilmente la vicenda, i protagonisti e le loro parole, a cui si attaglia con discrezione, capace anche, quando occorre, di ritirarsi nella brachilogia e nel silenzio. […] L’armonia viene poi portata alle estreme conseguenze della sua emancipazione dai vincoli della funzionalità tonale. Come i personaggi del dramma, gli accordi impiegati, consonanti o dissonanti, non hanno storia, non alludono ad alcuna evoluzione o risoluzione: si presentano nella loro nudità e semplicità, senza indicare né provenienza né destinazione.

carlo migliaccio

Con grande aderenza al testo, la musica sostiene pertanto quel recitativo così nuovo e fondamentale, scomparendo però nel silenzio quando necessario.

Inoltre, come detto, non vi è vera azione nel Pelléas, e nel testo manca totalmente l’unità di tempo. Possiamo quindi parlare di frammenti d’azione, separati da un tempo indefinito e inseriti in una dimensione onirica ed evocativa in cui predomina l’indeterminato. Perciò, su una base armonica innovativa, ormai lontana dalle regole tonali, l’orchestra svolge anche la funzione di collegare tra loro le brevi scene dell’opera. Ciò avviene per mezzo di interludi, che garantiscono una certa continuità, se non altro sonora, all’interno del dramma.

Pelléas et Mélisande: ambientazione e personaggi

Il Pelléas et Mélisande è un dramma lirico in cinque atti e dodici quadri. La vicenda si svolge in tempi e luoghi imprecisati, probabilmente nell’Alto medioevo e in un regno immaginario, l’Allemonde, situato nell’Europa post-carolingia.

Personaggi:

  • Pelléas, nipote d’Arkël – tenore
  • Golaud, suo fratellastro – baritono
  • Mélisande – soprano
  • Arkël, re d’Allemonde – basso
  • Il piccolo Yniold, figlio di primo letto di Golaud – soprano
  • Geneviève, madre di Golaud e Pelléas – mezzosoprano
  • Un medico – baritono
  • Servi, poveri

Preludio

L’opera si apre con un breve Preludio orchestrale, caratterizzato da una forte ambiguità tonale.

Già dalle prime battute, infatti, è evidente l’impiego di:

  • Accordi incompleti, spesso privi della terza, collegati tra loro tramite successioni armoniche insolite e non previste dalle regole dell’armonia classica,
  • Accordi perfetti, di settima e di nona congiunti da funzioni inusitate, che evocano impressioni di vaghezza e di mistero in chi ascolta.

Un impianto armonico per nulla tradizionale dunque, che si mostra di non facile lettura. Gli autori che trattano l’incipit del Preludio oscillano tra un’analisi modale e un’interpretazione chiaramente tonale. Secondo quest’ultima, la tonalità d’impianto in questione sarebbe il re minore, nonostante venga messa continuamente in dubbio da funzioni e soluzioni armoniche particolarissime.

Nel Preludio, che inizia con l’intervento sommesso dei contrabbassi e dei violoncelli divisi a quattro, sono già presenti alcuni dei temi principali. I quali si ripresentano poi nei vari interludi, sotto forme perennemente mutevoli e sempre affidati all’orchestra.

Ecco dunque:

  • Il tema della foresta, esposto dai violoncelli.
  • Il tema di Golaud, dal ritmo incerto, che manifesta l’inquietudine e l’angoscia del personaggio.
  • Il tema di Mélisande, il più usato nell’opera, un arabesco fluente e grazioso presentato, parimenti a quello di Golaud, dai legni.

Atto I

La prima scena vede il cavaliere Golaud smarrito in Una foresta, durante la caccia al cinghiale. Qui, presso una fontana, incontra, preannunciata dall’oboe e dai violini, una misteriosa fanciulla in lacrime. Si tratta di Mélisande, una principessa proveniente da molto lontano, di cui non si saprà altro che il nome.

La scena seconda è ambientata sei mesi dopo, in Una sala del castello. Geneviève, in un lungo recitativo, riferisce ad Arkël di aver ricevuto una lettera da Golaud. Quest’ultimo, nel messaggio, racconta delle sue nozze con Mélisande, ed esprime l’intenzione di rientrare al castello. L’anziano padre ne acconsente il ritorno. Al colloquio interviene anche Pelléas, annunciato dal suo tema che viene esposto dai legni. Sarà egli incaricato dell’accensione di una lampada in cima alla torre, che comunichi a Golaud l’assenso del padre.

Nell’interludio seguente, l’arrivo di Golaud e Mélisande viene preannunciato dagli archi, i quali suonano i loro temi variati.

Nella scena terza, Davanti al castello, una Mélisande turbata dall’oscurità del luogo viene accolta da Geneviève. L’intera scena è caratterizzata da un chiaroscuro sia ambientale che musicale. Al buio della foresta, sottolineato dai bassi, si contrappone infatti il chiarore del mare, dipinto da un gioioso tono di Fa diesis maggiore.

Atto II

La prima scena del secondo atto si apre presso Una fontana nel parco. Mélisande è ora in compagnia di Pelléas, ed è inspiegabilmente attratta dall’acqua della fontana che, si dice, possa ridonare la vista ai ciechi. Si sporge e, giocando con l’anello nuziale, lo fa cadere nella fonte. La musica segue con melodie e arpeggi discendenti questo magnetismo gravitazionale che anima tutta la scena. La timbrica è limpida e trasparente come le acque, e la caduta dell’anello viene marcata da un glissando dell’arpa che finisce sul sospiro della fanciulla.

Nell’interludio seguente si ode il tema di Golaud, il quale cade da cavallo nello stesso istante in cui l’anello precipita nella fontana.

Nella scena seconda, in Un appartamento nel castello, Golaud, ferito e
steso sul letto, racconta l’incidente alla moglie, la quale scoppia in lacrime a causa di un inspiegabile senso d’infelicità. Egli la consola, accompagnato da flauti e violini che dialogano sul registro acuto. Ma scopre poi che la fanciulla non ha più il suo anello al dito. La musica allora s’interrompe con un pizzicato degli archi, e diviene poi nervosa e frammentaria con l’intervento dei bassi e degli ottoni. Nasce ed inizia così a crescere la gelosia di Golaud. Mentendo, Mélisande racconta d’aver perso l’anello in una grotta in riva al mare, e Golaud la costringe quindi a recarsi lì con Pelléas per recuperarlo.

Nell’interludio seguente viene riproposto e variato il tema di Mélisande. Qui i trilli dei bassi e le tremolanti discese degli archi anticipano la cupa atmosfera della scena successiva.

La scena terza, Davanti a una grotta, vede gl’impauriti Pelléas e Mélisande addentrarsi appunto nella grotta, avvolti dall’oscurità. S’ode in lontananza il rumore del mare, reso musicalmente con le seconde ascendenti. Quando la luna appare tra le nuvole, rivelando il suo chiarore, intervengono l’arpa e i violini, con glissandi e tremoli nel tono di Sol bemolle. Infine, alla vista di tre vecchi mendicanti dormienti, i due giovani s’allontanano sconvolti.

Atto III

Nella scena prima la vicenda prosegue presso Una delle torri del castello. Mélisande canta pettinandosi i lunghi capelli, quindi l’arpa e il flauto, sopra un sottofondo degli archi, ne seguono il dolce movimento ondulatorio. Giunge Pelléas. I due iniziano ad amoreggiare, mentre lei fa cadere sul corpo dell’amato la lunga chioma. Il motivo di Mélisande s’intreccia qui a quello della capigliatura. Golaud assiste alla scena, accompagnato dai violoncelli e dai timpani, e rimprovera i due amanti.

La seconda scena si svolge ne I sotterranei del castello, ove regna un’atmosfera tetra e tenebrosa. Pelléas sta per cadere nell’acqua stagnante che odora di morte, ma viene salvato dal fratello. I suoni cupi prodotti dall’orchestra, assieme ai pizzicati degli archi bassi e dell’arpa, accompagnano i due fratelli fino a alla loro uscita dai sotterranei. Si ha quindi un crescendo che porta la piena orchestra alla tonalità di Re maggiore, allorché Pelléas esclama: “Ah, finalmente respiro”.

Nella scena terza, i due fratelli si trovano su Una terrazza all’uscita dei sotterranei. Una musica solare e gioiosa accompagna il sollievo di Pelléas. Flauti e violini imitano invece il verso dei gabbiani, mentre il glockenspiel fa risuonare i rintocchi del mezzogiorno. Golaud, ormai sospettoso, annuncia al fratello che Mélisande è incinta.

Nella quarta scena del terzo atto, Davanti al castello, Golaud interroga il figlio per sapere da lui cosa fanno Pelléas e Mélisande nella loro intimità. Quindi, dopo aver sollevato Yniold sulle spalle, gli chiede di spiare i due amanti dalla finestra, mentre la musica segue il nervosismo di Golaud.

Atto IV

Nella prima scena, Pelléas incontra Mélisande in Un corridoi nel castello. Prima di partire per sempre per un lungo viaggio, le chiede di vedersi un’ultima volta presso la fontana.

Nelle scena seconda segue il violento episodio che vede protagonisti Mélisande e Golaud. Quest’ultimo, ormai convinto della colpevolezza della moglie, l’afferra per i lunghi capelli e la getta a terra. Mélisande viene poi soccorsa da Arkël. L’ira di Golaud è qui seguita da una musica sempre più incalzante e drammatica.

La scena terza vede il piccolo Yniold giocare presso Una fontana nel parco. Il bambino, mentre cerca la sua pallina d’oro sotto un sasso, viene messo in angoscia dal passaggio di un gregge di pecore.

Ed ecco la quarta scena, quella della tragedia. I due amanti si ritrovano presso la fontana, e si dichiarano reciproco amore. La musica furtiva che aveva accompagnato il loro incontro lascia, in questo fatidico momento, il posto al silenzio. I violoncelli e i contrabbassi annunciano poi l’arrivo di Golaud. Quindi, in un’ulteriore accelerazione ansiosa, la musica accosta il suono minaccioso dei bassi allo slancio verso l’acuto del tema d’amore. Il tutto in fortissimo, fino al momento in cui Golaud uccide Pelléas.

Atto V

La prima scena, l’unica dell’ultimo atto, è ambientata in Un appartamento nel castello. Arkël, il medico e Golaud, che non saprà mai se i due giovani si siano mai amati, sono al capezzale della morente Mélisande. La fanciulla si spegne dolcemente, accompagnata dall’ultimo inciso degli oboi, dopo aver contemplato il volto della sua bambina appena nata.

Ecco quindi l’ascolto dell’opera:



Fonti

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