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Le Nozze di Figaro da Beaumarchais a Da Ponte

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Le Nozze di Figaro da Beaumarchais a Da Ponte

Tratta dall’omonima commedia di Beaumarchais, di certo la celeberrima opera mozartiana Le Nozze di Figaro deve la propria fortuna all’immensa qualità musicale che la contraddistingue. Ma a darle pregio contribuisce anche l’elevato valore letterario del libretto, per la redazione del quale Mozart s’avvale della collaborazione con Lorenzo Da Ponte. Nasce così una trasposizione operistica del testo teatrale che, proiettando l’intera opera nella dimensione della commedia umana, va ben oltre il tema sociale beaumarchaisiano.

Le Nozze di Figaro da testo teatrale a libretto d’opera

Il teatro di Beaumarchais come satira politica

In un periodo di profondi cambiamenti sociali, la scena letteraria della Francia prerivoluzionaria vede tra i suoi massimi protagonisti proprio Pierre Augustin Caron de Beaumarchais.

Autore di grande talento drammatico, nella propria scrittura teatrale è capace di concretizzare un’abile e personale sintesi tra:

  • La commedia tradizionale.
  • Le nuove forme del dramma borghese.
  • Una pungente satira rivolta contro le classi nobiliari.

Dunque, dopo l’esordio teatrale nel 1767, Beaumarchais ottiene un immenso successo presentando al pubblico il personaggio di Figaro, protagonista della fortunata trilogia composta dalle commedie:

  • Il Barbiere di Siviglia, ovvero Le Barbier de Séville ou la Précaution inutile, del 1775.
  • Il Matrimonio di Figaro, ovvero La Folle Journée, ou le Mariage de Figaro, del 1778.
  • La Madre colpevole, ovvero L’Autre Tartuffe ou la Mère coupable, del 1790.

Nelle suddette commedie si succedono infatti situazioni vivaci e brillanti, descritte con un linguaggio franco e spiritoso indubbiamente apprezzato dagli spettatori del tempo. Ma a determinare l’enorme popolarità della trilogia è soprattutto la forte satira sociale e politica che ne traspare. Questa incarna le nuove istanze borghesi, ostili agli abusi di potere propri di quell’antico regime ormai prossimo al tracollo. Siamo dopotutto al preludio della Rivoluzione Francese e di una nascente nuova gerarchia sociale.

Ben presto l’eccezionale popolarità acquisita in tutta Europa dal teatro di Beaumarchais finisce inevitabilmente per contagiare il mondo dell’opera lirica. Richiama quindi l’attenzione di illustri compositori dell’epoca, tra cui ad esempio Giovanni Paisiello, che scrive Il Barbiere di Siviglia, e, naturalmente, Wolfgang Amadeus Mozart.

La sinergia Mozart-Da Ponte per la creazione della nuova drammaturgia de Le Nozze di Figaro

L’idea di musicare la seconda parte della trilogia beaumarchaisiana sembra nascere nella mente del genio salisburghese dall’aver ascoltato una recita proprio del Barbiere di Paisiello. Mozart si cimenta così nella stesura di una delle più amate partiture operistiche di ogni tempo, destinata a rimanere immortale. Le Nozze di Figaro, andate in scena per la prima volta nel 1786 al Burgtheater di Vienna, riscuotono perciò da subito un enorme successo. Successo dettato, in sostanza, dal sinergico e geniale lavoro di cooperazione avviato tra il musicista e il librettista Lorenzo Da Ponte.

È lo stesso Mozart a proporre a Da Ponte il soggetto del Figaro. Il suo intento è infatti quello di creare ex novo un libretto che costituisca il fondamento consapevole di una nuova drammaturgia musicale. Un risultato al quale è possibile giungere proprio mediante la stretta collaborazione tra compositore e poeta.

Rinnegando dunque la prassi del tempo, accade che:

  • Mozart conferisce al compositore, ossia a se stesso, il compito di determinare il taglio e l’impostazione dell’opera.
  • Il compositore, perciò, guida convenientemente il librettista in base alle proprie esigenze musicali e teatrali.
  • In un’equa distribuzione delle funzioni e delle responsabilità progettuali, il poeta è a sua volta tenuto a conoscere e coadiuvare il discorso musicale.

Secondo tale poetica, Da Ponte sottomette le parole alla Musica, elevando il più possibile la predisposizione musicale del testo. Questo per ottenere una sorta d’incarnazione sonora del fatto teatrale, il quale mantiene pressoché intatti i rapporti temporali e drammaturgici propri della commedia di Beaumarchais.

L’intervento sul testo teatrale

Nondimeno, la riduzione a libretto comporta in ogni caso adattamenti ed elisioni.

Il poeta li opera allo scopo di:

  • Servire la Musica, che nei suoi vari numeri deve oltretutto risultare godibile.
  • Sottoporre questo seppur nuovo genere di spettacolo alle consuetudini teatrali del tardo Settecento.

Ne parla egli stesso nella prefazione al libretto:


Il tempo prescritto dall’uso alle drammatiche rappresentazioni, un certo dato numero di personaggi comunemente praticato nelle medesime ed alcune altre prudenti viste e convenienze, dovute ai costumi, al loco e agli spettatori, furono le cagioni per cui non ho fatto una traduzione di questa eccellente commedia, ma una imitazione, piuttosto, e vogliamo dire un estratto. Per questo sono stato costretto a ridurre a undici attori i sedici che la compongono, due de’ quali si possono eseguire da uno stesso soggetto, e ad omettere, oltre a un intiero atto di quella, molte graziosissime scene e molti bei motti e saletti ond’è sparsa; in loco di che ho dovuto sostituire canzonette, arie, cori ed altri pensieri e parole di musica suscettibili: cose che dalla sola poesia, e non mai dalla prosa si somministrano.
Ad onta, però, di tutto lo studio e di tutta la diligenza e cura avuta dal maestro di Cappella e da me per esser brevi, l’opera non sarà delle più corte che si sieno esposte sul nostro teatro; al che speriamo che basti di scusa la varietà delle fila onde è tessuta l’azione di questo dramma, la vastità e grandezza del medesimo, la molteplicità de’ pezzi musicali che si sono dovuti fare per non tener di soverchio oziosi gli attori, per scemare la noia e monotonia dei lunghi recitativi, per esprimere a tratto a tratto con diversi colori le diverse passioni che vi campeggiano, e il desiderio nostro, particolarmente, di offrire un quasi nuovo genere di spettacolo ad un pubblico di gusto sì raffinato e di sì giudizioso intendimento.

Lorenzo Da Ponte – prefazione al libretto de Le nozze di Figaro, Vienna, 1786

Da Ponte non si limita dunque a tradurre dal francese all’italiano la commedia di Beaumarchais, ma ne ricava una sorta di compendio. Certo per soddisfare, come detto, alcuni criteri di musicalità, di gusto e di sintesi, ma anche per aggirare prudentemente la censura. Onde evitarne i problemi che già avevano interessato l’originale pièce teatrale, elimina infatti gli episodi più politicamente sovversivi, quali il famoso monologo del quinto atto.

Quindi, rispetto a Beaumarchais, cosa cambia nel libretto de Le Nozze di Figaro?

In Beaumarchais, le vicende del Matrimonio seguono con ancor più pregnanza sociale i fatti narrati nel primo capitolo della trilogia. In un intricatissimo intreccio di situazioni, Figaro e Susanna sono prossimi alle nozze. Sono però osteggiati dal Conte d’Almaviva che, ormai stanco del matrimonio con Rosina, cerca svago altrove.

Ed anche se nel libretto l’azione drammaturgica ricalca nel complesso quella della commedia beaumarchaisiana, rispetto al testo del Matrimonio in Da Ponte-Mozart accade che:

  • Il testo è in italiano e non più in francese.
  • Cambia sostanzialmente la suddivisione in atti, che da cinque vengono ridotti a quattro.
  • Da Ponte elimina cinque dei sedici personaggi originari, ovvero Doppiamano, Acchiappasole, un usciere, una pastorella, Pedrillo. Mantiene invece gli undici principali. Ossia il Conte e la Contessa d’Almaviva, Susanna, Figaro, Cherubino, Marcellina, Bartolo, Basilio, Don Gusman che diviene Don Curzio, Fantina che diviene Barbarina, ed Antonio.
  • Il testo librettistico subisce tagli di varia natura. Nonostante ciò, la drammaturgia primigenia non accusa impoverimento alcuno.
  • La drammaturgia viene anzi rafforzata, arricchendo in un rivoluzionario sbalzo drammatico la già complessa vicenda personale e sociale dei protagonisti.
  • I personaggi acquistano così uno spessore psicologico del tutto nuovo, che oltrepassa il tema politico della lotta di classe. Divengono infatti una sfaccettata incarnazione dei sentimenti umani, meravigliosamente esaltati dalla veste musicale.

L’opera stessa supera i confini dei generi, sia nello stile teatrale che nello stile musicale, libera dagli stereotipi ancora indebitati con la commedia dell’arte. In una trama ricca d’intrighi, passioni, inganni e travestimenti, i personaggi si ritrovano così ad agire alla pari. Abbattendo le barriere di ceto e di genere, e senza venir mai sottoposti ad un reale giudizio morale.

L’azione drammaturgica de Le Nozze di Figaro

Nel libretto de Le Nozze di Figaro l’azione drammaturgica ricalca dunque nel complesso quella della commedia beaumarchaisiana. E come tale, rispettando le unità aristoteliche di tempo e di luogo, si svolge interamente nell’arco di una giornata presso il castello del Conte d’Almaviva.

Primo atto

Il primo atto, comprendente otto scene, presenta da subito le due macrostrutture sulle quali è costruita la drammaturgia dell’intera vicenda:

  • L’azione primaria, ovvero l’imminente matrimonio tra Figaro e Susanna, contrastato dal Conte che vuole esercitare sulla sposa lo ius primae noctis.
  • Una seconda azione, destinata a risolversi poi nell’agnizione del terzo atto, rappresentata dalla volontà di Marcellina di sposare anch’essa Figaro. La donna è infatti in possesso di una cambiale di matrimonio firmata proprio da Figaro.

La vicenda si sviluppa in un susseguirsi di situazioni che, nella stanza destinata agli sposi, procedono pressoché isocronicamente e senza cambi di scena. Tra l’ira vendicativa di Figaro e la gelosia del Conte, vi è anche l’intervento del quasi onnipresente paggio Cherubino. Il quale, nel pieno della scoperta dei sentimenti amorosi, durante l’intera opera intreccia e complica le vicende di tutti i personaggi.

Alla fine dell’ottava scena, il Conte è risoluto a far bloccare le nozze con l’aiuto di Marcellina. Vuole inoltre punire il paggio per la sua condotta libertina, allontanandolo dal castello e promuovendolo ad ufficiale nel suo reggimento a Siviglia. L’atto si conclude così con la celeberrima aria di Figaro Non più andrai, farfallone amoroso.

Secondo atto

Il secondo atto, costituito da dodici scene, procede anch’esso senza cambi di scenografia, e si apre nella camera della Contessa. Qui, in accordo con Figaro, Rosina e Susanna s’apprestano a travestire il paggio da donna. Vogliono infatti inviarlo ad un appuntamento con il Conte al posto di Susanna. Al sopraggiungere d’Almaviva, Cherubino è costretto a fuggire gettandosi dalla finestra. Lascia quindi Susanna, il Conte e la Contessa in un intricato imbroglio di menzogne, sorprese, scambi di persona, arrabbiature e riconciliazioni. Il terzetto così formatosi costituisce l’avvio di quel grandioso finale d’atto che Mozart pone mirabilmente in musica.

Il finale del secondo atto si può a buon diritto definire come una micro opera all’interno dell’opera, quasi a sé stante. È contraddistinto dallo sviluppo in climax di elaboratissime situazioni tra loro contrastanti, le quali vengono espresse sul piano sonoro da venticinque ininterrotti minuti di musica.

Senza nemmeno un recitativo, la scena si sviluppa in questo modo:

  • Il terzetto iniziale diviene con Figaro un quartetto.
  • Le problematiche in precedenza esposte sembrano risolversi.
  • Il giungere di Antonio, parentesi contraddistinta da momenti di godibile comicità, ribalta però completamente la situazione.
  • L’architettura d’imbrogli sta quindi per crollare.
  • Uscito questi di scena, in un crescendo monumentale s’aggiungono all’azione Marcellina, Bartolo e Basilio.
  • A questo punto il progetto matrimoniale sembra totalmente compromesso. Lo si coglie nelle parole pronunciate dai protagonisti nel magnifico settimino Voi signor, che giusto siete, posto a chiusa d’atto.

Terzo atto

I primi due atti de Le Nozze di Figaro corrispondono pressappoco ai primi due della pièce teatrale. Il terzo atto, invece, fonde in sé il terzo e parte del quarto atto della commedia di Beaumarchais. Esso si svolge, in quattordici scene, nella sala preparata per la festa nuziale.

Sullo sfondo di intrighi, travestimenti ed appuntamenti amorosi scritti su bigliettini, la vicenda si può suddividere in due fondamentali momenti:

  • Il processo durante il quale avviene il colpo di scena dell’agnizione.
  • La celebrazione delle doppie nozze.

Secondo la sentenza emessa da Don Curzio, Figaro è infatti obbligato per
contratto a pagare o sposare Marcellina. Nel tentativo di contrastare il giudizio, il protagonista narra allora della propria nascita illustre. Ascoltando le sue parole, Marcellina riconosce finalmente in Figaro il figlio Raffaello, avuto in segreto con Bartolo e portato loro via in tenera età. L’azione secondaria si conclude dunque lietamente con una sorta di finale interno anticipato. Questo è musicalmente rappresentato dal sestetto composto da Figaro, Marcellina, Susanna, Bartolo, Don Curzio e Almaviva.

Il matrimonio tra i due promessi può dunque avvenire. Segue pertanto la cerimonia nuziale che suggella l’unione non soltanto di Figaro e Susanna, ma anche di Bartolo e Marcellina. Il Conte annuncia la grande festa prevista in serata, e l’atto si chiude con la marcia, il fandango, e il duetto e coro Amanti costanti.

Quarto atto

Il quarto atto dell’opera condensa parte del quarto e l’intero quinto atto della commedia, e si apre con la splendida cavatina di Barbarina L’ho perduta. Si sviluppa quindi in dodici scene notturne ambientate nel giardino del castello, teatro dell’appuntamento tra Susanna ed Almaviva. Sebbene l’azione primaria si sia già parzialmente conclusa al momento delle nozze, rimangono ancora alcune questioni irrisolte da sbrogliare. Ed anzi se ne creano di nuove, tutte legate a sentimenti d’amore e di gelosia.

Sostanzialmente, in un susseguirsi quasi casuale di malintesi, inganni, travestimenti, presunti tradimenti e scambi di ruolo, le vicende dell’ultimo atto portano alla risoluzione d’ogni problema. E l’equilibrio delle coppie viene ristabilito in un clima di perdono e pentimento. Il finale ultimo si chiude quindi con una scena corale in cui tutti i protagonisti cantano l’invito a festeggiare gioiosamente le nozze. Termina così in allegria Questo giorno di tormenti.

La metrica de Le Nozze di Figaro

Nel redigere il libretto secondo i suoi molteplici numeri musicali, Da Ponte s’attiene a quelle convenzionali regole di versificazione note ad ogni poeta del tempo. Impiega perciò, seppur con raffinata maestria, i più comuni metri.

Ecco quindi che:

  • I recitativi, sezioni dialogiche in cui l’azione procede spedita, sono organizzati in endecasillabi e settenari, talora liberi. Essi ricevono una veste musicale semplice e scorrevole, senza ripetizioni.
  • Arie e concertati sono invece, in accordo con la tradizione, i momenti dell’opera in cui l’azione si ferma per permettere alla sostanza drammatica d’emergere. Dall’ampia e ricca costruzione musicale, appaiono contraddistinti dalla presenza di rime e versi metricamente uniformi. Questi sono posti in forma strofica, e sono essenzialmente quinari, senari, settenari e ottonari.

Versi metricamente ordinari che, stesi ciononostante secondo un’abile intelligenza drammaturgica, hanno la felice sorte di venir messi in musica dal genio mozartiano. Al fine di creare un capolavoro operistico intriso di psicologia, di sentimenti, di bellezza e d’armonia.



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