Ed eccoci qui a scrivere il nostro primo articolo di viaggi: A zonzo nelle Terre Verdiane! In attesa di ricominciare ad esplorare il mondo, vogliamo partire con il raccontarvi le nostre gite in una terra a noi cara, la Bassa Parmense. Il tutto accompagnato da buon cibo e curiosità legate alla fanciullezza di Giuseppe Verdi.
Il fascino delle Terre verdiane e della Bassa Parmense
Siamo rimasti incantati da questi luoghi fin dalla nostra prima visita, nel giugno del 2021. Adoriamo il loro fascino rustico ma elegante, fatto di campi coltivati, prati verdissimi, alberi che sembrano dipinti e quella terragna fragranza mista a buon cibo. Paesaggi ben diversi dagli aspri panorami delle lande carsiche a cui noi due, da autentici triestini, siamo abituati.
Come potreste aver già intuito, due sono i nostri interessi cardine per questo itinerario nelle Terre Verdiane:
- L’immergerci nei luoghi d’infanzia del Maestro Giuseppe Verdi
- L’assaggio della cucina tipica locale
Così, di buona voglia e con l’acquolina in bocca, partiamo da Trieste a bordo della nostra Pandina alla volta di Busseto, San Secondo e Soragna. A dirla proprio tutta, nel prosieguo di questo viaggio nelle Terre Verdiane abbiamo toccato anche altre località. Ma di quest’ultime vi racconteremo in altri articoli.
Dopo un tragitto di quattro ore giungiamo dunque a Busseto, caratteristico borgo indissolubilmente legato al nome di Verdi. Vi rimaniamo giusto il tempo di percorrerne le piacevoli viuzze e respirarne gli echi musicali, per proseguire poi in direzione di San Secondo.
Prima di raggiungere Soragna, ultima tappa e sede del nostro tanto atteso pranzo, non vogliamo infatti perdere l’occasione di toccare la patria della Spalla Cotta. Pietanza che, abbiamo scoperto, anche Verdi gradiva immensamente.
Da San Secondo facciamo infine rotta verso Soragna, un paese a noi ben noto e sede di alcune rinomate Locande.
Soragna
Giunti a destinazione, lasciamo l’auto nel comodo parcheggio gratuito di Piazza Garibaldi, proprio davanti alla celebre Locanda del Culatello. È qui infatti che consumeremo il nostro primo pasto nelle Terre Verdiane. Prima però, ci concediamo due passi per le vie del borgo, anticamente conosciuto con il nome di Signora della Bassa.
Ci dirigiamo verso la possente Rocca Meli Lupi, ancora oggi residenza dei Principi Meli Lupi, ma per un’inaspettata chiusura dobbiamo rimanervi all’esterno.
Senza altri indugi, ci fiondiamo dunque verso la Locanda, e lungo il tragitto ci soffermiamo ad osservare la facciata della Chiesa Parrocchiale. Chissà se Giuseppe Verdi vi è mai entrato, chissà se è mai stato a Soragna… Di fatto sì! Secondo le cronache locali, il 24 ottobre 1829 un Verdi sedicenne inoltra domanda per il posto d’organista proprio presso questa Chiesa.
L’Opera Parrocchiale di Soragna decide tuttavia di non concedergli l’incarico a causa della sua giovane età, seppur Giuseppe studiasse Musica ormai da diversi anni.
Verdi giovane organista
I primissimi passi nel mondo della Musica
Complice la voce dell’organo della Chiesa di San Michele Arcangelo alle Roncole, il piccolo Giuseppe resta infatti folgorato dall’universo sonoro sin dalla prima fanciullezza.
Chiede ben presto di potersi avviare agli studi musicali e, sotto la guida di Pietro Baistrocchi, apprende gli iniziali rudimenti di pratica organistica. E i suoi progressi sono talmente veloci che, già a otto anni, è in grado di sostituire allo strumento il suo maestro durante le funzioni.
Portandoci col pensiero a questi lontani momenti della vita del Verdi giovinetto, non possiamo fare a meno di ricordare Carlo Verdi, suo padre. Certo per il supporto dato al piccolo Giuseppe nel suo cammino musicale, ma soprattutto perché proprietario di un’osteria alle Roncole. Si capisce, la fame che sempre più ci attanaglia nell’appropinquarci alla Locanda del Culatello ha un certo influsso sul nostro discorrere!
Vero è, che Carlo Verdi riveste un ruolo davvero decisivo nell’infanzia del figlio, in quanto nel 1821 gli regala una vecchia spinetta sulla quale esercitarsi. Lo stesso Carlo infatti, al pari di Giuseppe, è un vero appassionato di Musica.
La Musica nel Ducato di Parma e Piacenza
In realtà la predilezione per la Musica non è prerogativa solo della famiglia Verdi, in quanto cosa ben diffusa nella Bassa Parmense di primo Ottocento. Si pensi che, nei piccoli borghi del Ducato privi di Sale o Teatri, è proprio l’organista, didatta ed esecutore, a tramandare i grandi successi melodrammatici.
Per giunta, dal 1816, l’impegno culturale della Duchessa Maria Luigia di Parma dona nuova linfa alla vita intellettuale e specialmente musicale del Ducato. Anche Busseto, cittadina nella quale per motivi di studio Verdi si trasferisce nel 1823, non è estranea ad iniziative e attività a carattere musicale.
La collaborazione con la Filarmonica Bussetana
È dunque a Busseto che il giovane Giuseppe prosegue la propria formazione umanistica e musicale, divenendo allievo dell’organista, compositore e Maestro di Cappella Ferdinando Provesi. Sotto la sua guida, a partire dal 1825, Verdi perfeziona la tecnica organistica e si cimenta nelle prime prove di composizione. Collabora poi con lo stesso Provesi presso la Filarmonica Bussetana, orchestra costituita nel 1816 da Antonio Barezzi, ricoprendo il ruolo di copista, organista e compositore.
E la carriera di Verdi, da questo momento in poi, è storia!
Dopo tutte queste riflessioni verdiane, il nostro consueto appetito da viaggio raggiunge il suo massimo apice. Per nostra fortuna siamo già sotto le volte della Locanda del Culatello ad attendere che il Maître ci accompagni al tavolo.
L’esperienza enogastronomica
Una volta seduti ci viene presentato il Menù: è una vera fonte di ispirazione, ricco di piatti tipici del luogo… proprio quello che cercavamo! Per questa volta scegliamo un antipasto e due primi, accompagnati da Tigelle e losanghe di Polenta Fritta. Ci ripromettiamo però che alle prossime visite, golosi come siamo, prenderemo tutto ciò che la cucina ha da offrire!
Arrivano i calici di Lambrusco rosso e l’atteso tagliere di Lonzardo, Crudo di Parma e Culatello di Zibello. Ora la nostra tavola, così allestita, non può far altro che portarci alla mente un’orchestra con tutti i suoi elementi.
Il Lonzardo è per noi un’assoluta novità sicché, forchetta alla mano, partiamo all’assaggio: una scoperta eccezionale! Nonché una graditissima aggiunta, d’ora in poi, alla nostra personale lista di salumi più apprezzati.
Lonzardo: un salume nato dalla tradizione norcina
Che le terre della Bassa Parmense abbiano una lunga tradizione norcina è sicuramente cosa ben nota. Forse è un po’ meno noto che tale tradizione sia legata, fin dagli albori dell’arte norcina, alle vicine terre di Umbria e Toscana.
La nascita dei salumi, cosi come li conosciamo oggi, affonda le sue radici a Norcia già a partire dal primo secolo d.C. Nel tempo, l’arte salumiera si espande così su tutto il territorio italico. Ogni regione, ad oggi, ha dunque la propria tradizione norcina, la quale a livello locale produce risultati realmente variegati. Basti pensare alle incalcolabili ricette tipiche di ogni paesino, tra le quali troviamo proprio il Lonzardo.
Questa meraviglia di salume è prodotta dal Carrè di maiale, con ancora il lardo attaccato alla cotenna. Sale, aglio, rosmarino e pepe sono alla base della stagionatura, e il prodotto finale mostra qualche lieve differenza a seconda del territorio.
- Il Lonzardo delle terre Tosco-umbro-emiliane si distingue per la parte carnosa più presente, mentre la parte grassa fa da sapiente contorno.
- Quello Campano invece è l’esatto contrario. Presenta una più abbondante parte grassa rispetto a quella magra.
Non si può tuttavia parlare di un prodotto finito senza citare l’animale da cui deriva. Menzion d’onore dunque ai porci, il nero Casertano e il maiale brado di Norcia.
Il gusto deciso e al tempo stesso delicato del Lonzardo avvolge le nostre papille gustative… Mai avremmo pensato che potesse abbinarsi così bene alla Polenta Fritta d’accompagnamento. Il tagliere è oramai spazzolato ed i Primi Piatti già in arrivo.
Le tante forme della polenta
Polenta fritta!? Ecco un’altra delle tante gradite novità di questa nostra esperienza nelle Terre Verdiane. Nella sua semplicità abbiamo così scoperto che ci sono più modi per intendere polenta. Non dovrebbe sorprendere, dato che un censimento di Coldiretti del 2017 ha individuato nella sola Italia più di cinquemila specialità alimentari.
Nella nostra regione natia, il Friuli-Venezia Giulia, la polenta fritta è invece un dolce, simile, ma non per forma, ai Fiapon Mantovani. Con lo stesso nome, Fiapon, sono anche chiamate le losanghe salate tipiche dalla tradizione Reggiana che stiamo mangiando alla Locanda del Culatello.
Lambrusco, il re dei vini
Tra l’Antipasto e i Primi i calici si svuotano veloci, complice anche il caldo estivo. Il Lambrusco scende come acqua. Quello da noi scelto è il rosso, anche se ne esistono altre tipologie quali il secco, l’amabile, il dolce e il rosé.
La storia del Lambrusco affonda le sue radici nell’epoca classica, infatti già Virgilio, Catone, Plinio il Vecchio e Varrone ne parlano nelle loro opere. Sono poi i monaci a perfezionarne nei secoli la tecnica produttiva.
Cosi come il Lambrusco, anche gli Agnolotti con Faraona e i Tortelli di zucca sono terminati… Tutto davvero memorabile! Ci siamo infatti trovati talmente bene che il tempo è trascorso in un baleno. Una dolce brezza sopraggiunge allietando la fine del nostro pranzo, e con ancora ben presenti i sapori dei piatti tipici ci apprestiamo a ripartire.
Il nostro giro a zonzo nelle Terre Verdiane dunque prosegue… Non vediamo l’ora di concluderne il resoconto e di raccontare anche di altri viaggi!
Fonti
- C.Casini: Verdi, Milano, Rusconi Libri, 1994.
- E. Rescigno: Vivaverdi – Dalla A alla Z Giuseppe Verdi e la sua opera, Milano, BUR, 2012.
- https://www.conoscereverdi.it, 08/08/2023
- https://salumigombitelli.it, 09/08/2023
- https://www.saporetipico.it, 08/08/2023
- https://www.tomasosalumi.it, 09/08/2023
- https://www.webfoodculture.com, 09/08/2023
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