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Mozart e la Pietra filosofale… fino al Flauto Magico

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Mozart e la Pietra Filosofale… Fino al Flauto Magico

Tra le diverse composizioni mozartiane destinate o ispirate alla Massoneria, il Flauto Magico, in quanto opera lirica, è di certo uno degli esempi più eclatanti. Ricco di simboli e dal forte valore iniziatico, questo lavoro della maturità non è però l’unica opera teatrale dichiaratamente massonica scritta da Mozart. Esiste infatti una partitura poco conosciuta, composta invero a più mani, alla quale il genio salisburghese si dedica in collaborazione con alcuni colleghi musicisti. E che presenta non poche analogie proprio con il Flauto Magico… è La Pietra filosofale.

La Pietra filosofale, un’opera a dieci mani

La Pietra filosofale o L’Isola incantata, in tedesco Der Stein der Weisen oder Die Zauberinsel, è un Singspiel su libretto di Emanuel Schikaneder. Tratta dal racconto Nadir und Nadine di Christoph Martin Wieland, l’opera viene messa in scena l’11 settembre 1790 al Theater auf der Wieden di Vienna. Successivamente è rappresentata a Brünn, Praga, Francoforte, Graz, Trieste, ancora Vienna e, nel 1814, a Linz, per scomparire poi dalle scene sino ai giorni nostri.

Rimasta nell’ombra per quasi due secoli, la partitura dell’opera riemerge infatti soltanto nel 1996 ad Amburgo, durante le ricerche del musicologo David J. Buch. Il manoscritto in questione, bottino di guerra dell’armata sovietica, si rivela essere una scoperta di enorme interesse musicologico, poiché restituisce la certezza dell’autenticità delle musiche.

Autenticità confermata dalla presenza delle firme dei compositori, non rinvenute invece in altre due copie della partitura conservate presso le biblioteche di Berlino e Francoforte. E una di queste firme reca il nome di Wolfgang Amadeus Mozart.

Ecco i loro nomi:

  • Wolfgang Amadeus Mozart
  • Emanuel Schikaneder, attore teatrale, basso, librettista e compositore
  • Benedikt Schack, compositore e tenore
  • Franz Xaver Gerl, compositore e basso
  • Johann Baptist Henneberg, compositore, pianista, organista e maestro di cappella

Dieci mani dunque, capaci incredibilmente di creare un Singspiel stilisticamente uniforme e coerente in cui ogni brano trova la propria naturale collocazione.

Contrariamente a quanto ipotizzato in un primo momento, gli interventi musicali di Mozart nella stesura dell’opera non si limitano ad un solo brano. Oltre al duetto Nun, liebes Weibchen, già catalogato come K 625 o K 592a, al compositore salisburghese sono ad oggi attribuiti infatti anche due pezzi del finale secondo. Ovvero il miagolante Miau! Miau! e Fort, armer Jüngling.

Dopo il 1790, la stretta amicizia e il sodalizio artistico con Schack e Schikaneder portano Mozart a comporre ancora per il Theater auf der Wieden. Vede così la luce Il Flauto Magico, in tedesco Die Zauberflöte, celeberrimo Singspiel interamente musicato da Wolfgang e successivo di un solo anno all’opera Der Stein der Weisen. La quale, probabilmente, viene ad essere una sorta di modello per il capolavoro mozartiano.

Le due opere appaiono infatti strettamente correlate tra loro per temi, simbologie e azione drammatica, in cui convivono l’esoterico, l’eroico, il magico e il buffo. Due racconti similari, dunque, ispirati entrambi dalla raccolta Dschinnistan di Wieland, scritti per giunta dal medesimo librettista e messi in scena dalla stessa compagnia teatrale.

Il cast impegnato nella realizzazione della Pietra filosofale è per l’appunto pressoché identico a quello del Flauto Magico:

  • Mozart è co-compositore della P. F. e compositore del F. M.
  • Henneberg è co-compositore e direttore della P. F. e direttore del F. M.
  • Schikaneder è librettista e co-compositore della P. F., Lubano nella P. F., librettista del F. M. e Papageno nel F. M.
  • Barbara Gerl, moglie di Franz Xaver, è Lubanara nella P. F. e Papagena nel F. M.
  • Schack è co-compositore della P. F., Astromonte nella P. F. e Tamino nel F. M.
  • Anna Gottlieb è Nadine nella P. F. e Pamina nel F. M.
  • Gerl è co-compositore della P. F., Eutifronte nella P. F. e Sarastro nel F. M.
  • Urban Schikaneder, fratello di Emanuel, è Sadik nella P. F. e primo sacerdote nel F. M.
  • Johann Michael Kistler è Nadir nella P. F. e secondo sacerdote nel F. M.

Inoltre, la Pietra filosofale stessa, oggetto esoterico nel primo Singspiel, ritorna nel Flauto Magico come concetto cardine del viaggio iniziatico.

Il concetto di Pietra filosofale nel Flauto Magico

L’intera azione scenica del Flauto Magico rappresenta dunque il viaggio d’iniziazione dell’Uomo che, da animale, per trasmutazione alchemica diviene Uomo divino. Lo sgrezzamento della Pietra interiore può avvenire infatti solo con la purificazione dei Quattro Corpi Ermetici, ossia Terra, Acqua, Aria e Fuoco. Compiuto tale passaggio, l’Uomo può ambire al cammino che lo porta alla completa trasformazione della Pietra Grezza in Pietra Filosofale.

Quindi, il principio trasmutante si realizza nell’Uomo attraverso la corretta comprensione e sintesi delle due polarità opposte del maschile e del femminile che governano l’Universo. E ciò accade a Tamino e Pamina, i quali, superate le prove previste, vengono iniziati ai misteri in quell’Antico Egitto culla di molti riti massonici.

In effetti, molto di quel che avviene nel Flauto Magico è già descritto da Ignaz von Born nella sua conferenza sui misteri egizi del 1782. Gran Maestro della Loggia viennese Zur wahren Eintracht e intimo amico di Mozart, von Born si dedica infatti allo studio della cultura misterica antico-egiziana. Pubblica quindi sulla rivista Journal für Freymaurer il saggio Sui misteri egizi, volto a ricondurre le origini della Massoneria agli arcani riti sacerdotali dell’Antico Egitto.

D’altro canto, l’interesse massonico per l’Egitto occulto non è certo prerogativa di von Born. Diviene anzi una vera e propria moda all’interno delle Logge soprattutto durante gli ultimi anni del Settecento. Così, ad esempio, il Sethos, anecdotes de l’ancienne Égypte, traduite d’un manuscrit grec di Jean Terrasson diventa il testo simbolico della massoneria viennese. E nascono opere quali il Thamos, König in Ägypten, dramma teatrale di Tobias von Gebler per il quale un giovane Mozart diciassettenne compone le musiche di scena nel 1773.

Infine, accanto al simbolismo esoterico e alla moda egizia d’ispirazione massonica, nel Flauto Magico compaiono anche tratti magico-fiabeschi. I quali, come accade pure nella Pietra filosofale, con essi si integrano e quasi si fondono, ma descrivono anche un nuovo gusto operistico.

A partire dai primi anni ’80, a Vienna e specialmente al Theater auf der Wieden, si delinea infatti il genere del Marchenoper. Ovvero, Singspiel di argomento magico, composto con uno stile oramai preromantico e caratterizzato dall’alternarsi di quadri eroici, comici, fiabeschi e solenni, e da finali d’opera trionfali.

Dunque, tale complessità di spunti, simboli e suggestioni la si può apprezzare al meglio con l’ascolto di entrambe le opere:



2 comments Mozart e la Pietra filosofale… fino al Flauto Magico

[…] Per concludere, nella presente trattazione una menzione d’onore spetta di certo ad una delle opere più celebri del compositore, ovvero Il Flauto Magico. Ma di questo parleremo in un altro articolo… […]

[…] salienti: Il Requiem di Mozart è l’ultima composizione del genio salisburghese. Rimasta incompiuta per la morte del […]

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